
L’agenda dei Capi di Stato e di Governo che si ritrovano oggi a Bruxelles per il Summit NATO è ricca di temi ed argomenti, in buona parte già anticipati dal Segretario Generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg, reduce dall’incontro alla Casa Bianca con il Presidente Biden. Un incontro che ha voluto anche celebrare una rinnovata intesa tra le 2 sponde dell’Atlantico dopo i 4 anni di Trump con il suo approccio alle questioni internazionali basato sulla trattativa e la negoziazione diretta bilaterale o, al massimo, a geometria variabile. Si ritorna così a rinsaldare il “patto atlantico”, anche perché con un mondo sempre più competitivo, segnato dell'ascesa della Cina e dal “risveglio” della Russia, e dal consolidamento di nuovo potenze regionali, nessuno può pensare di “fare da solo”. La NATO è tornata così al suo “vecchio mestiere” di alleanza di difesa collettiva ed alla competizione con Mosca. Una competizione riaccesasi con l'annessione della Crimea da parte della Russia, con la rinnovata assertività di Mosca nell’estero vicino, ma anche in tutto il Mediterraneo, e con la competizione sul piano militare: missilistico e nucleare in particolare. La vera “novità” è però la Cina, percepita ormai da tutti i Paesi dell'Alleanza Atlantica non più solo come un partner commerciale, ma sempre più anche come un concorrente sistemico, da affrontare soprattutto sul piano della resilienza e della corsa alle tecnologie cosiddette disruptive. In tale quadro, si dovranno discutere i discutere i dettagli di quell’acceleratore transatlantico dell’innovazione di cui ha parlato Stoltenberg e che dovrà garantire le necessarie sinergie tra le 2 sponde dell’Atlantico per la ricerca e lo sviluppo nel campo delle tecnologie disruptive, ovvero: AI, biga data e super calcolo, sistemi autonomi, quantistica, biotecnologie, ipersonico e Spazio. Dal Summit verrà, inoltre, il via libera ufficiale al nuovo Concetto Strategico che sarà sviluppato sulla base dell'iniziativa NATO 2030 – che ha portato ad una serie di raccomandazioni di un gruppo di esperti indipendenti che faranno da base, appunto, al nuovo Concetto Strategico – e che dovrà guidare l'Alleanza attraverso il necessario processo di adattamento ai grandi cambiamenti strategici e tecnologico-militari che stiamo vivendo. Tra i temi in discussione a Bruxelles, c’è pure l’Afghanistan. A settembre le forze alleate lasceranno in maniera definitiva il Paese, ma la NATO non abbandonerà Kabul e continuerà a fornire assistenza di tipo politico e finanziario al Governo afghano, espandendo il proprio Ufficio politico di Kabul, guidato, ricordiamolo, dall’Ambasciatore Stefano Pontecorvo. Dal Summit, ci aspettiamo però che vengano forniti maggiori dettagli “sul come” l'Alleanza supporterà Kabul nel difficile processo di consolidamento democratico-istituzionale e nell’opera di mantenimento della sicurezza in quelle aree tuttora saldamente nelle mani dei Talebani e dei gruppi criminal-terrosristici. Infine, vedremo quale attenzione riceverà la questione “fianco sud”, fondamentale per l’interesse nazionale italiano. L’Italia ha tradizionalmente impostato la propria azione di lobby verso l'Alleanza enfatizzando le minacce asimmetriche provenienti da sud: terrorismo, immigrazione, instabilità diffusa, ecc. Tuttavia, il “fronte sud”, esattamente come il “fronte est”, ha assunto ormai pure una dimensione convenzionale, testimoniata dall’attività della Marina Russa in tutto il bacino mediterraneo, dalla presenza militare di Mosca in Libia e dalle bolle A2/AD che Mosca ha creato nel Mar Nero in Siria. Siria dove da poco sono stati rischierati in via permanente bombardieri Tu-22: non era mai accaduto neanche ai tempi della Guerra Fredda.