RIVISTA ITALIANA DIFESA
715 miliardi per il Pentagono, la Cina nel mirino 31/05/2021 | Pietro Batacchi

Dopo l’anticipazione degli scorsi mesi da parte dell’Amministrazione Biden, è finalmente uscita la formale richiesta – con tutti i dettagli sui programmi - per il bilancio del Pentagono per l’anno fiscale 2022. Si tratta di una richiesta pari a 715 miliardi di dollari, ovvero l’1,6% in più rispetto al bilancio 2021 approvato dal Congresso. Si conferma, pertanto, uno scenario sostanzialmente “flat” in cui il Pentagono è chiamato a fare delle scelte che, come testimonia la richiesta, sono state compiute in maniera chiara ed inequivocabile,. Il punto di partenza è che la nuova priorità per la politica di difesa americana è la Cina, identificata come unico concorrente che in termini economici e militari può rappresentare una minaccia a lungo termine per gli USA. Pechino, dunque, nuovo ed unico concorrente globale di Washington. La Russia viene sostanzialmente “declassata” ed equiparata a minaccia regionale al pari di Corea del Nord ed Iran. Molte delle scelte vengono orientate di conseguenza sulla base di questa percezione strategica. Prendiamo, per esempio, i 5,1 miliardi di dollari per la Pacific Deterrence Initiative, ma anche i 6,6 miliardi di dollari per i missili ipersonici, che comprendono anche le risorse per lo schieramento di una batteria su missili cruise lanciabili da terra nel 2023. Poi ci sono le spese in ricerca e sviluppo che, a fronte di quello scenario piatto di cui sopra, crescono in maniera significativa. Per le attività di RDT&E (Research, Development, Test and Evaluation ) ci sono ben 112 miliardi di euro, 5,1% in più rispetto al 2021, mentre per la ricerca pura 14,7 miliardi di dollari (+ 4,1%). Da menzionare anche i 27,7 miliardi di dollari per il comparto nucleare , comprensivi di 3 miliardi per il nuovo bombardiere B-21 RAIDER, e i 20,4 miliardi di dollari per la difesa antimissile, che comprendono anche i fondi per lo sviluppo del nuovo intercettore della Ground-Based Midcourse Defense e di una nuova variante di intercettore del sistema THAAD ( Terminal High-Altitude Area Defense). Per lo Spazio sono stati richiesti 20,6 miliardi di dollari e per il cybero-spazio 10,4 miliardi. Per quanto riguarda, invece i programmi, da segnalare l’acquisto di 85 F-35, contro i 96 del 2021, nessun fondo invece per i SUPER HORNET, la cui acquisizione termina nel 2021, e 1,5 miliardi di dollari per l’F-15 EX EAGLE II. In generale, Aeronautica e Marina stanno accelerando la dismissione delle loro flotte legacy. L’USAF, in particolare, vuole sbarazzarsi di tutti gli F-15C/D EAGLE entro il 2026 e di almeno 124 F-16 entro la stessa data, per ristornare fondi sul Next Gneration Air Dominance, per il quale la richiesta 2022 “schizza” già a 1,5 miliardi di dollari. Sempre l’USAF, ha confermato la propria intenzione di terminare le acquisizione di UAV REAPER e di ritirare dal servizio 20 UAV spia GLOBAL HAWK Block 30. Dettagli e approfondimenti su RID 7/21.


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