
Per la prima volta, l’Aeronautica Russa (VKS) ha rischierato 3 bombardieri a lungo raggio Tu-22M3 BACKFIRE-C sulla base siriana di Jableh/Khmeimim. Pur avendo partecipato, tra 2015 e 2018, a 369 missioni d’attacco contro bersagli del Daesh situati in territorio siriano, in tali occasioni i suddetti aerei avevano sempre operato dalla base russa di Mozdok, con alcuni casi di soste per rifornimento carburante effettuate presso la base iraniana di Hamedan. L’arrivo e la permanenza dei Tu-22M3 a Jableh rappresentano elementi che sanciscono l’avvenuto completamento dei lavori di allargamento della suddetta base, effettuati proprio per permetterle di accogliere l’intera flotta di velivoli strategici delle VKS (bombardieri Tu-95MS e Tu-160, aerei da trasporto An-124 ed aerocisterne Il-76/78, oltre ai Tu-22). I lavori, infatti, hanno, riguardato l’allungamento di circa 300 m della pista occidentale – 150 m per ognuno dei 2 lati – che ora dovrebbe misurare 3.200 m, il rifacimento del manto bituminoso della stessa, l’installazione di un nuovo sistema di illuminazione e di comunicazione, nonché l’allargamento dell’area di parcheggio orientale, destinata ad accogliere aerei di dimensioni anche superiori a quelle dei BACKFIRE. Più che per un loro diretto coinvolgimento nel conflitto siriano, dove al momento un utilizzo dei Tu-22 apparirebbe sproporzionato, è verosimile ritenere che Mosca ne abbia deciso il rischieramento per altri 2 motivi, che dovrebbero generare apprensione anche in sede NATO e in Italia. Il primo riguarda la volontà di impiegare i BACKFIRE in compiti di pattugliamento del Mediterraneo Orientale per consentire agli equipaggi di abituarsi ad operare in un’area geografica differente da quella abituale, ma anche di “marcare” il territorio – alcune immagini ritraggono uno degli aerei armato con un missile supersonico antinave Kh-22/32 - ed in qualche modo “rispondere” ai frequenti pattugliamenti di bombardieri strategici americani sul Mar Artico, Baltico e Nero. L’arrivo dei Tu-22, peraltro, coincide con quello del CSG della nuova portaerei britannica QUEEN ELIZABETH che dovrebbe giungere in zona nelle prossime ore. In secondo luogo, sebbene i velivoli inviati in Siria siano esemplari della variante non aggiornata dei BACKFIRE, è molto probabile che, in un futuro prossimo, Jableh possa ospitare i Tu-22 aggiornati all’ultima configurazione M3M al fine di testarne le capacità in teatro operativo. In ogni caso, il loro - temporaneo - rischieramento siriano, potrebbe essere il primo di altri che, indipendentemente dalle sorti del conflitto in Siria, potrebbero vedere il coinvolgimento dei bombardieri strategici Tu-95MS BEAR e Tu-160 BLACKJACK e consacrare la base di Jableh come fondamentale avamposto strategico per la proiezione del potere aereo russo nell’area mediorientale e mediterranea e, dunque, nel perimetro del fianco sud della NATO.