RIVISTA ITALIANA DIFESA
I droni marocchini colpiscono i vertici del Polisario 09/04/2021 | Lorenzo Marinone

Il 7 aprile, il Capo di Stato Maggiore della Gendarmeria del Fronte Polisario, Dah al-Bendir, è stato ucciso vicino a Rouss Irni, nella regione di Tifariti, nel Sahara Occidentale. Poche ore prima, Bendir aveva partecipato ad un’azione contro il muro difensivo marocchino nei pressi di Bir Lehlou. Secondo la ricostruzione fornita dal Polisario, l’esponente del movimento indipendentista sarebbe stato ucciso da uno strike compiuto da un drone marocchino nei Territori Liberati sotto controllo del Fronte. Il vero bersaglio dell’attacco però potrebbe essere il leader politico del Polisario, Brahim Ghali. Infatti, sembrerebbe che Ghali si trovasse insieme a Bendir, ma il Polisario sostiene che sia sopravvissuto. Il Fronte Polisario combatte da decenni per l’indipendenza del Sahara Occidentale. Il Marocco ha tradizionalmente tenuto una posizione articolata, proponendo una vasta autonomia per la regione pur nel quadro di una piena sovranità marocchina. I negoziati guidati dall’ONU non hanno mai sbloccato la situazione e il cessate il fuoco dichiarato nel 1991, in concomitanza con l’avvio della missione ONU MINURSO, è terminato nel novembre 2020. Da allora sono ripresi sporadicamente gli scontri tra Polisario e Forze Armate di Rabat, specie nella zona cuscinetto meridionale di Guerguerat. Si è però sempre trattato di scaramucce di poca entità. Lo strike del 7 aprile segna decisamente un cambio di passo da parte del Marocco, sia per le modalità sia per gli obiettivi, e allinea il piano militare con quello politico-diplomatico sul dossier di politica estera più importante per il Paese. Infatti, Rabat lo scorso dicembre ha stretto un accordo di normalizzazione dei rapporti con Israele, ottenendo come contropartita dagli Stati Uniti, che hanno fatto da mediatori, il riconoscimento ufficiale della sovranità marocchina sul Sahara Occidentale. Parallelamente, Emirati Arabi Uniti, Giordania e Bahrein hanno aperto i loro consolati a Laayoune, riconoscendo così l’autorità marocchina sulla regione. Forte della sponda degli alleati mediorientali e soprattutto di Washington, il Marocco è riuscito a far pendere dalla sua gli equilibri di una partita diplomatica congelata dalla fine della Guerra Fredda. Il Marocco ha acquistato l’anno scorso 3 droni HERON dell’Israeli Aerospace Industries dismessi dall’Aeronautica Francese, in un pacchetto da 48 milioni di dollari che comprende anche stazioni di comando, ricambi e supporto tecnico. Da dicembre è inoltre in trattativa proprio con gli Stati Uniti per la vendita anche di 4 MQ-9B SEA GUARDIAN. Il Congresso al momento ha congelato l’affare in polemica con la svolta di Trump sul riconoscimento del Sahara Occidentale. La reazione di Washington allo strike contro alti esponenti del Polisario può diventare la cartina tornasole per valutare la posizione della nuova amministrazione Biden sul dossier nordafricano e sull’allentamento trumpiano dei criteri del Missile Technology Control Regime (MTCR), che finora aveva impedito l’export di droni armati verso i Paesi arabi lasciando campo libero alla Cina.


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