
Continuano le discussioni tra i vertici militari americani e della NATO riguardo i movimenti di truppe e sistemi d’arma russi al confine con l’Ucraina, in particolare nell’area del Donbass, come dichiarato dal Dipartimento di Stato Americano. Il portavoce del Dipartimento di Stato Americano, Ned Price, ha pubblicamente accusato la Russia di aver provocato la morte di 4 soldati ucraini la scorsa settimana e di condurre un’indiscriminata campagna di disinformazione tesa ad animare le minoranze russe nella regione; in particolare, accusando ripetutamente le Forze Armate Ucraine di continue violazioni del cessate il fuoco senza però presentarne le prove. Non si è fatta attendere la reazione di Mosca che, tramite il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha sostenuto fermamente la completa libertà di muovere le proprie truppe all’interno del territorio nazionale, senza minacciare direttamente, ed in maniera specifica, nessun Paese. Nonostante tali dichiarazioni, sui siti governativi e delle Forze Armate Russe non si registrano esercitazioni militari in tale settore, nonostante siano ormai di pubblico dominio le informazioni che vedono un notevole movimento di mezzi, tramite convogli ruotati e su rotaia, e l’ammassamento sul confine sud tra i 2 Paesi. Tra questi mezzi sono stati avvistati anche sistemi d’arma di prim’ordine come i sistemi da difesa aerea S-300 e PANTSIR S-1, oltre a un sensibile numero di BMP e di lanciarazzi pluritubo (TOS-1A). Gli osservatori dell’OSCE presenti nell’area hanno inoltre riportato il trafugamento di sistemi d’artiglieria (BM-21 GRAD da 122 mm e 2A65 MSTA-B da 152 mm) da alcuni depositi nell’area di Luhansk controllata dai separatisti filo-russi. La NATO, ed in particolare gli Stati Uniti, continuano a monitorare la regione tramite l’utilizzo di UAV RQ-4 GLOBAL HAWK e missioni ISR svolte da velivoli P-8A POSEIDON in volo sul Mar Nero. Il Segretario della Difesa Americano, Lloyd Austin, ha inoltre ribadito che gli USA confermano gli impegni presi nel fornire l’addestramento alle truppe Ucraine con lo scopo di “renderle in grado difendersi da possibili aggressioni russe”; sono oltre 2 miliardi di dollari i fondi americani che sono già stati destinati a questo scopo a partire dal 2014.