
Azioni quasi speculari lungo le 2 principali rotte marittime del Medio Oriente. Attacchi portati dai guerriglieri yemeniti Houti con barchini-bomba radiocomandati (con esplosivo di tipo bellico) e talvolta con mine. Mine che tornano negli incidenti avvenuti a est dello Stretto di Hormuz ma anche davanti alle coste irachene. L’ultimo episodio ha riguardato la HELIOS RAY, nave di proprietà di un israeliano danneggiata nel Golfo di Oman. Sulla fiancata 2 squarci attribuiti, a seconda delle fonti, a razzi, missili e ovviamente a ordigni magnetici applicati nella parte superiore della chiglia. Il cargo, partito da Damman (Arabia S.), era diretto a Singapore. Da Gerusalemme hanno rilanciato lo scenario che vede l’intervento di incursori iraniani a bordo di piccole imbarcazioni. Commandos che si avvicinano ai bersagli e procedono con la loro missione. Se queste ricostruzioni sono corrette si può ipotizzare la presenza di una nave-madre o di un’unità d’appoggio. Il Golfo e l’area yemenita sono attraversate ogni giorno da imbarcazioni che possono fare da copertura, i famosi dhow coinvolti in attività legali ma anche in traffici d’ogni tipo. Un rapporto dell’ONU ha riportato denunce sul coinvolgimento di contrabbandieri locali riconvertiti, dopo un addestramento, a missioni militari. E c’è sempre attenzione sul mercantile iraniano SAVIZ, che incrocia regolarmente in queste acque e che è sospettato da far da guida “ghost” per gli alleati locali. In sintesi: minacce multiple, tattiche e mezzi diversi, possibilità di negare responsabilità, ed operazioni calibrate a seconda degli obiettivi e delle necessità.