Venerdì scorso, nel corso della riunione del Consiglio franco-tedesco di Difesa e Sicurezza, il Cancelliere tedesco Angela Merkel ha sostenuto le rivendicazioni degli industriali tedeschi che chiedono un ruolo maggiore all’interno del programma SCAF/FCAS. In particolare, i Tedeschi mal digeriscono la leadership di Dassault Aviation e preferirebbero un maggior carico di lavoro per il gruppo Airbus. Altro grande nodo irrisolto è la proprietà del know-how acquisito tramite il programma. Lo ricordiamo, la Germania proviene dall’esperienza Eurofighter, nella quale tutti e 4 i paesi partner (Italia, Germania, Gran Bretagna e Spagna) hanno portato qualcosa delle loro conoscenze al progetto comune ma poi possiedono interamente le conoscenze sviluppate per il programma. A quanto pare, gli industriali tedeschi chiederebbero un trattamento simile per lo SCAF/FCAS, ma da quanto si capisce la controparte francese gradirebbe invece che la posizione di leader consentisse di mantenere l’esclusività su una parte delle tecnologie. Una posizione che mal si concilia con la ripartizione degli oneri finanziari che da qui al 2025-2026 (primo volo atteso del dimostratore) ammontano a circa 6 miliardi di euro – ripartizione equa tra Francia e Germania ed un contributo minoritario da parte spagnola. Il dibattito tira in ballo anche il carro franco-tedesco, in quanto le aziende francesi coinvolte (essenzialmente Nexter, ma anche la filiera di subfornitori correlata) temono che se Parigi la spunterà sul caccia sarà in cambio di analoga concessione in favore delle industrie tedesche per il carro – e quindi in questo caso con minore accesso francese alle tecnologie del programma. D’altronde, il vero collo di bottiglia di ambedue i programmi è il Bundestag tedesco (la Francia non ha bisogno di passaggi parlamentari per i singoli programmi), che deve dare il proprio consenso per l’erogazione dei fondi e che lo farà soltanto se ritiene che l’interesse tedesco è sufficientemente rispettato.