Impossibilitata ad acquistare gli F-35A LIGHTNING II (almeno per il momento) in seguito alla decisione dell’Amministrazione Trump – confermata anche da quella Biden – di espellerla dal relativo programma come sanzione per l’acquisizione di sistemi missilistici antiaerei russi S-400, la Turchia ha avviato un programma di estensione della vita operativa (Service Life Extension Program – SLEP) della propria flotta di F-16C/D FIGHTING FALCON. Decisione che trova spiegazione anche alla luce dei tempi lunghi riguardanti l’eventuale sviluppo del proprio caccia indigeno di 5ª, il cosiddetto TF-X, e dei rischi di ulteriori sanzioni e allontanamento dall’Alleanza NATO in caso di accordo – comunque difficile - con la Russia per l’acquisto di Su-35 FLANKER o Su-57 FELON. Il programma d’aggiornamento dei FIGHTING FALCON di Ankara, inoltre, viene percepito come ancor più prioritario dopo la recente acquisizione di caccia multiruolo RAFALE, nonché in vista della futura acquisizione di F-35, da parte della Grecia. Stando a quanto dichiarato dal Presidente delle Industrie della Difesa turche, Ismail Demir, il programma di aggiornamento strutturale degli F-16 Block 30/40/50 è attualmente in corso e viene effettuato dalla Turkish Aerospace, fin dagli anni ’80 responsabile della produzione su licenza del 70% degli aerei turchi, percentuale che include la fusoliera e le ali, oltre all’assemblaggio dei motori GE F110. Nello specifico, lo SLEP prevede, per ogni aereo, la revisione/sostituzione di 1.200/1.500 parti individuali (acquisite nella prima metà del 2019, prima delle sanzioni USA giunte a luglio di quell’anno) per circa 160 velivoli, su un totale di 240/245 attualmente annoverati nell’Aeronautica Turca nelle varie configurazioni. Il suddetto refit dovrebbe consentire un incremento di 4.000 ore di volo per ogni velivolo (da 8.000 a 12.000). Con tale programma la Turchia punta a mantenere gli F-16 come principale piattaforma da combattimento aereo almeno fino al 2028, data della teorica entrata in servizio dei primi TF-X. Tuttavia, ammesso che il futuro caccia indigeno veda mai la luce, bisognerà valutarne prestazioni, capacità nonché il numero di aerei eventualmente acquisiti. Tenuto conto delle esperienze di altri Paesi - Cina, Corea del Sud, Giappone e Russia - nello sviluppo di aerei di nuova generazione con notoriamente elevati contenuti tecnologici, è verosimile ritenere che, anche alla luce del suddetto ed esteso programma SLEP (non dissimile da quello operato dall’USAF sui propri FIGHTING FALCON per il loro mantenimento in servizio fino al 2048), gli F-16 turchi resteranno in servizio almeno per un’altra ventina d’anni.