Come noto, lo scorso 10 novembre il Dipartimento di Stato americano ha approvato la vendita di un pacchetto di armamenti – comprensivo di 50 cacciabombardieri F-35A LIGHTNING II, 18 UCAV MQ-9B REAPER e munizionamento vario – agli Emirati Arabi Uniti, per un valore di circa 23 miliardi di dollari (dei quali 10,4 relativi ai LIGHTNING II). Tale vendita, tuttavia, è stata fortemente contestata da 3 senatori (2 democratici ed un repubblicano) tanto da spingerli, lo scorso 9 dicembre, a presentare in Senato una doppia proposta volta a bloccare l’accordo, proposta respinta seppur con un margine ridottissimo. Teoricamente il via libera del Senato avvicina ulteriormente la vendita degli F-35A agli EAU che, tuttavia, potrebbe essere rivista o bloccata da Biden nel caso in cui l’accordo non venga finalizzato entro le 5 settimane che mancano al suo insediamento. Le perplessità rispetto alla chiusura dell’accordo, soprattutto per la parte concernente gli F-35, derivano dalla discutibile preoccupazione di molti – pare anche all’interno della futura Amministrazione – riguardo alla cessione di un sistema d’arma particolarmente avanzato ad un Paese che, anche nel settore difesa, mantiene rapporti molto stretti con Cina e Russia. Tali preoccupazioni, tuttavia, non tengono in debita considerazione il fatto che gli EAU già dispongono di una delle varianti più avanzate dei caccia F-16 (gli F-16E/F Block 60 DESERT FALCON), nonché di sistemi missilistici PATRIOT e THAAD, tralasciando la costante presenza di F-35A dell’USAF presso la base emiratina di al-Dhafra. Un’altra motivazione, maggiormente pertinente, addotta dal fronte contrario all’accordo considera la vendita, al netto del suo enorme valore economico e geopolitico - i velivoli emiratini rappresenterebbero un ulteriore deterrente rispetto all’Iran, il che spiega la non opposizione israeliana - un elemento che verrebbe visto dall’Iran come ulteriore minaccia alla propria sicurezza, rendendo ancor più difficile la ripresa di un dialogo con Teheran, considerato uno dei punti fondamentali della politica estera annunciata da Biden. Tornando ad aspetti maggiormente commerciali, in caso di chiusura dell’accordo quella emiratina diverrebbe la 19ª forza aerea - la prima nell’area del Golfo Persico – a disporre del LIGHTNING II.