Il 30 novembre, il Premier etiope Abiy Ahmed ha dichiarato conclusa l’operazione militare nel Tigrè all’indomani della conquista governativa della capitale regionale Mekelle. Tuttavia, nonostante il trionfale ingresso in città dei reparti di Addis Abeba, proseguono i combattimenti tra esercito e milizie ribelli del Fronte per la Liberazione del Popolo Tigrino (FLPT) nella periferia settentrionale. Inoltre, i gruppi armati tigrini hanno annunciato di aver ripreso il controllo di Axum e dei villaggi rurali nelle sue immediate vicinanze e di aver abbattuto un MIG-23 dell’Aeronautica Etiope. Nonostante i toni trionfalisti di Ahmed, la presa di Mekelle non è stata semplice ed ha necessitato di oltre 2 giorni di intensi bombardamenti di artiglieria per preparare l’ingresso delle truppe governative. I combattimenti all’interno della città sono stati limitati, poiché le milizie tigrine, come fatto per tutto il corso del conflitto, hanno preferito ripiegare nelle aree rurali e non ingaggiare frontalmente l’Esercito di Addis Abeba. Benché la conquista di Mekelle rappresenti un indubbio successo militare e propagandistico per Ahmed, difficilmente segnerà la fine del conflitto tra Governo centrale e Stato federale del Tigrè. Infatti, non solo la leadership del FLPT è ancora libera, ma presumibilmente ha iniziato i preparativi per una lunga campagna di guerriglia tesa ad alzare i costi politici, economici e militari dell’impegno di Addis Abeba. Parallelamente, cresce la preoccupazione interna ed internazionale riguardo il rischio di rastrellamenti ai danni dei Tigrini e di altri gruppi ad essi vicini nella lotta contro il governo di Ahmed. Il timore dell’attuazione di attività di pulizia etnica da parte delle Forze Armate e di polizia fedeli ad Addis Abeba è stato espresso con vigore dall’Unione Africana, che continua ad invocare, sinora senza successo, la cessazione delle ostilità e l’avvio di negoziati tra governo e insorti.