Un episodio dell'estate 2019 ha richiamato l’attenzione anche dei media generalisti, con ampi resoconti sulla stampa quotidiana e in televisione: il sequestro della petroliera STENA IMPERO, battente bandiera britannica e abbordata mentre navigava nello Stretto di Hormuz, da parte di reparti d’assalto inquadrati nella componente navale della Guardia Rivoluzionaria iraniana, in poche parole, i Pasdaran del mare di Teheran. L’evento ha suscitato una singolare reazione da parte dell’allora Segretario alla Difesa del governo britannico Penelope (Penny) Mordaunt, una delle meteore del Gabinetto guidato da Theresa May e costretta a ultimare il suo breve incarico (2 mesi) quando Boris Johnson si è insediato a Downing Street. In un intervento sul Daily Telegraph, Penny Mordaunt - SottoTenente di Vascello nella Royal Navy Reserve - ha esplicitamente affermato che se negli ultimi 25 anni si fossero costruite tutte le unità militari ritenute necessarie alla Marina Britannica, quest’ultima sarebbe stata nelle condizioni di schierare, adesso, una flotta comprendente almeno 32 moderni cacciatorpediniere e fregate. Penny Mordaunt ha poi ricordato che la scarsità di personale, di pezzi di rispetto e di risorse finanziarie ha costretto alla dismissione di numerose unità, in pratica accusando i governi succedutisi nell’ultimo decennio di aver speso cifre enormi per nuovi progetti e sistemi definiti innovativi e di aver permesso una lievitazione incontrollata dei costi, ottenendo in cambio poche navi da guerra di nuova costruzione, per di più affette da problemi tecnici che ne hanno incrementato i costi di gestione. Come noto, l’ultima edizione della Strategic & Defence Security Review, SDRS - inoltre risalente al 2015 e in attesa dell'edizione 2020 - contiene 2 passaggi chiave, di cui il primo è la conferma che la Royal Navy non può permettersi più di 19 cacciatorpediniere e fregate, in particolare 6 dei primi e 13 delle seconde: una riduzione del 33% in pochi anni, se si considera che la SDRS 2008 prevedeva ben 30 fra cacciatorpediniere e fregate. Il secondo passaggio è più articolato perché considera sia il ritardo del programma per la costruzione delle 6 fregate classe CITY/Type 26, sia l’incremento dei costi, dovuto anche a detto ritardo. Di conseguenza, per giungere alle 13 fregate previste dalla SDRS 2015 si è reso necessario sviluppare e costruire un modello di fregata general purpose (anziché specializzata principalmente per la lotta antisommergibili come le CITY), ma soprattutto finanziariamente sostenibile. Per soddisfare inoltre il requisito dell’export, al nuovo programma era stata attribuita la denominazione Type 31e, protrattasi fino a qualche tempo fa: le scelte maturate nel tempo hanno poi portato nella Royal Navy alla definitiva adozione della denominazione Type 31, sancita nell’autunno 2019 per il programma britannico e usata dove necessario nel seguito di quest’articolo. Strettamente legato a un requisito dell’export per le nuove unità rimasto invariato è il contenuto della National Shipbuilding Strategy, NaSS, un documento governativo formulato nel 2017 e frutto del lavoro congiunto fra il Ministero della Difesa di Londra e l’industria navale militare britannica.
Tutto l'articolo disponibile su RID 12/20.