RIVISTA ITALIANA DIFESA
Primi dettagli sulle Demo di OCEAN2020 25/11/2020 | Eugenio Po

Nell’autunno dello scorso anno, al largo di Taranto, è stata condotta la prima Demo di OCEAN2020 (Open Cooperation for European mAritime awareNess2020), si tratta del più importante progetto europeo di ricerca militare per la sicurezza marittima, realizzato sotto la guida dell’azienda italiana Leonardo. Benché sia passato un po’ di tempo da questi test, solo di recente sono stati divulgati dettagli circa le attività effettuate ed i risultati raggiunti. Ci è parso quindi interessante illustrare quanto fin qui realizzato e quanto resti ancora da fare, stilando un primo bilancio del lavoro svolto fino a questo punto. Come noto OCEAN2020 costituisce l'iniziativa più significativa del primo bando di gara nel settore Difesa emanato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Preparatory Action on Defence Research (PADR). Ricordiamo infatti che, su uno stanziamento complessivo (nel triennio 2019-2021) di circa 90 milioni di euro, ad OCEAN2020 sono riservati 35,5 milioni di euro, pari a quasi il 40% del totale. Nelle intenzioni europee i PADR saranno solo un primo elemento nell’ambito di un più ampio pacchetto di iniziative volte a finanziare i programmi della Difesa. I PADR copriranno infatti le esigenze in tema di ricerca, mentre l'EDIDP (European Defence Industrial Development Programme) è destinato a sviluppo ed acquisizione e, per tale ragione, avrà un valore molto maggiore, 500 milioni di euro. I 2 programmi "anticipano" l'EDF (European Defence Fund) il cui valore è stato ridimensionato ma resta comunque molto "sostanzioso" (oltre 7 miliardi di euro). Tornando ad OCEAN2020 il suo principale obiettivo tecnico/operativo riguarda l’impiego di sistemi unmanned di quasi tutti i tipi (UAV ad ala fissa e ad ala rotante, USV ed UUV) nell’ambito della difesa marittima. Quello dei mezzi unmanned è un settore nel quale, come noto, l’Europa ha un gap capacitivo rispetto agli Stati Uniti (e ad Israele), gap che, naturalmente, si vorrebbe colmare. Tuttavia, il tema forse più importante è quello “politico”: si vuole infatti dimostrare come un gruppo piuttosto eterogeneo di aziende della Difesa (grandi realtà ma anche PMI), insieme ad enti di ricerca e alle Forze Armate stesse, può essere in grado di cooperare in maniera efficace su progetti molto complessi. Un’idea, quest’ultima, fortemente caldeggiata dalla Commissione Europea presieduta dalla Presidente Von Der Lyen che, a questo proposito, ha voluto creare una nuova Direzione Generale per l’industria della Difesa e dello Spazio, nota anche come Directorate-General for Defence Industry and Space. Scopo di questo nuovo Directorate-General è proprio quello di promuovere l’industria delle Difesa in chiave cooperativa: d’altronde tutto l’impianto dell'European Defense Fund (EDF) è strutturato su logiche cooperative. Dunque i PADR (come OCEAN2020), lanciati dalla Commissione Europea (e per i quali l’agenzia di riferimento è l’EDA, European Defense Agency), vogliono proprio dimostrare che molti Paesi europei, con le varie aziende, i diversi enti e le loro università, sono in grado di cooperare in maniera efficace. All’estremo opposto resta sempre il modello nel quale una sola nazione (o un gruppo di pochi Paesi) realizza un sistema che viene adottato, più o meno a “scatola chiusa”, dagli altri partner: una soluzione, quindi, in cui c’è un Paese guida e gli altri che si limitano “a seguire”.

Tutto l'articolo è disponibile su RID 12/20.


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