RIVISTA ITALIANA DIFESA
La corsa agli armamenti ipersonici 28/10/2020 | Sergio Coniglio

Per alcuni decenni gli Stati Uniti sono stati impegnati militarmente nelle cosiddette “guerre minori”, dall’Iraq all’Afghanistan. La Russia, caduta l’Unione Sovietica nel 1989, non ha più rappresentato un reale pericolo militare, se mai, dopo l’avvento di Putin, una nazione rivale a livello politico con capacità di proiezione di potenza in varie zone del globo (ma non più "il nemico" per motivi di ideologia politica). La Cina, pur essendo un gigante, è sempre stata vista, almeno fino a tempi recenti, come tecnologicamente arretrata, con Forze Armate molto numerose ma con potenzialità tecniche modeste e con capacità di proiezione di potenza solo locali (a parte il caso estremo del potenziale impiego, puramente teorico, di missili balistici a testata nucleare). Oggi le cose sono completamente cambiate, la Russia ha rialzato la testa e sta recuperando le sue capacità militari e tecnologiche. La Cina, apparentemente in modo inaspettato, ma in effetti prevedibile, e grazie anche al contributo economico e tecnologico indiretto ma fortissimo fornito dall’Occidente (USA ed Europa in testa) è diventata un nemico, o meglio “il nemico”, del massimo livello in tutti sensi. Le capacità militari e tecnologiche di Pechino sono ormai notevoli. In più la possibilità cinese di proiezione di potenza a livello globale, sia commerciale che economica, è molto preoccupante. Essa si manifesta, ad esempio, con l’espansione in Africa, ma anche in Europa. Sul versante militare la crescita tecnologica di Pechino si sta manifestando con armamenti aeronautici, navali e terrestri di notevole valore tecnologico. Ma è nel settore delle armi missilistiche, a breve, media e lunga portata, che i progressi sono stati più marcati tanto da rappresentare la minaccia più sentita per l’Occidente. Negli ultimi anni in tale settore si sono aggiunte le armi ipersoniche, una categoria di sistemi nei quali la Cina, e pure la Russia, sembra abbiano acquisito una posizione di vantaggio rispetto agli USA. Posizione che, però, gli Stati Uniti stanno provando a recuperare.

Tutto l'articolo disponibile su RID 11/20.


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