RIVISTA ITALIANA DIFESA
La Slovenia e la NATO Air Policing 21/10/2020 | Marco Giulio Barone

Grazie ad un press tour virtuale organizzato dalla NATO, RID ha avuto l’occasione di approfondire il funzionamento della NATO Air Policing in Slovenia. La Slovenia è uno dei membri della NATO che non dispone di una propria componente aerea da caccia. Dal momento che la NATO prevede la copertura omogenea del territorio dell’Alleanza, appositi accordi permettono ai paesi dotati di componente caccia di fornire la copertura per quelli che non ne dispongono. Dal 2004, anno di ingresso della Slovenia nella NATO, tale servizio è garantito dall’Aeronautica Militare italiana, cui si è aggiunta, dal 2014, l’Aeronautica Ungherese. Oggi il servizio d’allarme è garantito dagli Eurofighter TYPHOON italiani basati ad Istrana (ma talvolta gli scramble vengono effettuati anche da Grosseto) e dai Saab JAS-39C GRIPEN ungheresi. Naturalmente, la Slovenia non è solo un fruitore del servizio, ma contribuisce a sua volta a creare la cosiddetta Recognized Air Picture (RAP) che consente ai 2 Combined Air Operation Centres (CAOC) di Uedem (Germania) e Torrejon (Spagna) di avere la completa padronanza dei cieli europei. In dettaglio, la Slovenia possiede 2 Control and Reporting Centres (CRC) dei circa 40 che coprono il territorio dell’Alleanza. I CRC Sloveni sono equipaggiati con i radar di sorveglianza 3D a lungo raggio in banda S Thales GM-403, integrati in caso di necessità da un’ulteriore unità mobile equipaggiata con il radar 3D a lungo raggio in banda L IAI EL/M-2106NG ATAR (Advanced Tactical Acquisition Radar). Inoltre, il 15° Stormo dell’Aeronautica slovena assicura il servizio SAR in favore di italiani ed ungheresi in caso di bisogno grazie alla propria dotazione di 4 Airbus AS-532AL COUGAR e 8 Bell 412. Recentemente, la Slovenia ha deciso di completare la protezione del territorio nazionale con una componente Slow Mover Interceptor (SMI) basata su 9 Pilatus PC-9M armati. Nella configurazione da intercettazione aerea, questi turboelica vengono equipaggiati con 2 pod per mitragliatrici da M3 da 12,7mm e pod di autodifesa elettronica (chaff&flares), mentre per i ruoli secondari di supporto tattico possono montare bombe fino alla classe della Mk.82 (225kg) e/o razzi da 70 mm o 127 mm. L’acquisizione dei PC-9M permette alla Slovenia di conservare la capacità operativa di difendere il proprio territorio nazionale, anche se ne breve periodo non si prevede l’acquisto di aerei da caccia veri e propri. D’altronde, la formula di Air Policing proposta dalla NATO è vantaggiosa per tutti. I piloti italiani e ungheresi hanno confermato che gli scramble effettuati in favore della Slovenia – in realtà pochi, soprattutto quest’anno per via della riduzione del traffico aereo – contribuiscono a mantenere un ottimo livello di addestramento. Anche gli oneri legati alla copertura dello spazio aereo sloveno sono trascurabili. D’altronde, la Slovenia si sorvola in pochi minuti soltanto e quindi i paesi confinanti dovrebbero comunque occuparsi delle attività di volo irregolari in prossimità (e poi sopra) il proprio spazio aereo. Dal punto di vista NATO, gli aspetti più importanti da sottolineare sono l’accrescimento dell’interoperabilità grazie alla conoscenza reciproca tra Alleati, la copertura uniforme del territorio dell’Alleanza grazie al contributo di ciascun membro secondo possibilità e la determinazione dei membri a ribadire, per ogni missione, la coesione e la volontà di difendersi a vicenda. Per quanto riguarda l’Air Policing, i contesti più complessi e nei quali la postura collettiva è più importante sono le aree di confine con la Russia. La Slovenia non presenta alcuna criticità in tal senso. Ma ogni accordo che veda la cooperazione tra membri è sempre incoraggiato e, come dimostra il press tour, elogiato e sottolineato.


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