RIVISTA ITALIANA DIFESA
L'Iran rafforza i propri confini con l'Azerbaijan 19/10/2020 | Andrea Mottola

L'Iran prosegue il rafforzamento dei propri confini con Azerbaijan e Nagorno Karabakh. Dopo i primi rischieramenti di mezzi blindati e corazzati durante la prima settimana di ottobre, nelle ultime 24 ore vengono segnalati ulteriori spostamenti di reparti appartenenti all'Esercito regolare iraniano - non, quindi, di unità inquadrate nelle forze terrestri dei Pasdaran (IRGC) - provenienti da Tabriz e Marand. Nello specifico, si tratta di componenti appartenenti alla 321ª Brigata e della 25ª Brigata Forze Speciali con obici D-30 e sistemi antiaerei TOR-M1. Proprio questi ultimi sono stati responsabili dell'abbattimento di almeno 3 UAV da sorveglianza azeri che avevano sconfinato nello spazio aereo iraniano, uno dei quali abbattuto proprio nelle ultime ore. Ad essi va aggiunta la decina di razzi/missili azeri in caduti in territorio iraniano (area di Khoda Afarin dall'inizio dei recenti scontri tra Armenia ed Azerbaijan. Tornando agli UAV, la scorsa settimana gli iraniani sarebbero stati in grado di mettere le mani su uno degli UCAV circuitanti/spendibili HARPY/HAROP di fabbricazione israeliana, facendolo precipitare tramite jamming/spoofing effettuato sui sistemi di navigazione, forse grazie ad un sistema EW 1L222 AVTOBAZA russo. 

Nonostante i suddetti movimenti di truppe e mezzi e le decine di manifestazioni pro-Azerbaijan avvenute in diverse città iraniane (Tabriz, Tehran, Arbadil, Urmia e Mesghin Shahr) nelle ultime 3 settimane - eventi la cui organizzazione è verosimilmente riconducibile all'intelligence azera (e turca) - puntualmente represse, anche con discreta violenza, dalle forze di sicurezza iraniane, è improbabile un coinvolgimento più ampio e diretto dell'Iran nel conflitto del Nagorno Karabakh. Tali spostamenti vanno probabilmente interpretati conla semplice volontà di proteggere i propri confini, non potendo Teheran permettersi di farsi trascinare in un nuovo conflitto, dovendo già gestire, con difficoltà, quelli in Siria e Yemen (ancorché quest'ultimo per procura), nonché la sempre sua più attiva partecipazione in supporto alle milizie sciite irachene.


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