RIVISTA ITALIANA DIFESA
La Nato ed il Covid-19 16/10/2020 | Andrea Mottola

Oggi, presso il NATO Defence College di Roma, si è svolta il 67° Seminario dell'Associazione degli Anciens, l’associazione composta dagli ex alunni del Senior Course, il corso di punta del Nato Defense College. La conferenza di quest’anno ha avuto come oggetto di discussione il ruolo dell’alleanza Atlantica in un mondo post-Covid e, in particolare, le conseguenze strategiche della crisi legata al Coronavirus per l’Alleanza Atlantica. L’evento ha avuto una partecipazione in presenza limitata nel rispetto delle attuali normative vigenti in materia di sicurezza anti-contagio. Ospite d’onore di quest’anno e Keynote speaker del seminario è stato il Vice Segretario Generale della NATO, Amb. Mircea Geoana, presente in collegamento da Bruxelles. Fisicamente presenti alla conferenza il moderatore e Direttore della Ricerca del NDC, Dr. Thierry Tardy, il Comandante del NDC, Gen. Olivier Rittimann, ed i relatori – Dr. Dean Mariano, Rettore del College ed il Dr. Mark Webber Professore di Politica Internazionale presso l’Università di Birmingham - nonché degli ufficiali “senior” NATO. Oltre al Vice Segretario Geoana, in collegamento da remoto (Washington) anche il Prof. Thomas Mahnken, Presidente e AD del Center for Strategic and Budgetary Assessment. Nel suo intervento di apertura, l’Amb. Geoana ha evidenziato come “leadership strategica e mantenimento di elevate capacità nel campo addestrativo nonché accademico”, ma anche elementi quali “resilienza (contro un’ampia gamma di minacce, quali campagne di disinformazione, attacchi cibernetici e, appunto pandemie), innovazione (mantenimento della superiorità militare e tecnologica) e unione (tra i Paesi alleati e con organismi esterni come l’UE), rappresentino la chiave per il progressivo adattamento della NATO all’evolversi di scenari che meno si legano alle attività più immediate dell’Alleanza, come quello legato all’attuale situazione pandemica”. Estremamente interessante, a tal proposito, l’intervento del Generale Rittimann, che ha sottolineato la reazione operativa della NATO alla pandemia, reazione che ha, appunto, mostrato la “resilienza dell’Alleanza, anche a chi ne ha, in questi mesi, aspramente criticato l’operato, critiche provenienti sia all’esterno della NATO (Cina e Russia), che all’interno della stessa”. “Pur non essendo affatto stata creata con l’obiettivo di affrontare una crisi pandemica/sanitaria – ha proseguito – gli strumenti di Comando e Controllo dell’Alleanza hanno evitato che tale crisi mettesse a repentaglio la capacità fondamentale di difesa collettiva degli alleati”. Nello specifico, “nel mese di gennaio sono state messe in atto le procedure previste da un “business continuity plan”, originariamente previsto per la gestione di attacchi convenzionali, nucleari o terroristici. Le sue procedure sono state poste in atto per effettuare una generale riduzione del personale in presenza presso il centro di Comando SHAPE di Brunssum e dei vari comandi regionali e per fornire le direttive operative riguardanti la continuazione delle varie missioni NATO (polizia aerea del Baltico, EFP, Afghanistan e Kosovo). Inoltre, si è proceduto alla cancellazione della principale esercitazione europea dell’Alleanza – la Defender Europe 2020 – che, nonostante le critiche russe riguardo alla presunta incapacità/debolezza della NATO riguardo allo svolgimento della stessa a causa della situazione sanitaria legata al Covid-19, è stata cancellata perché il suo svolgimento avrebbe comportato un grosso movimento di mezzi e truppe attraverso diversi confini europei, aumentato potenzialmente la diffusione del virus”. La NATO ha anche fatto ricorso ad altri strumenti e capacità non concepite per situazioni simili, ma rivelatesi estremamente utili per la movimentazione di truppe e mezzi (Very Joint High Readiness Task Force, NATO Readiness Initiative, Rapid Air Mobility Mechanism), nonché per garantire la pianificazione (Euro Atlantic Disaster Response Cell) ed il supporto logistico (Nato Support and Procurement Agency di stanza in Lussemburgo) alle attività in corso. Inoltre, già ad aprile “è stato predisposto un piano operativo per fronteggiare la seconda ondata, piano che include una serie di procedure relative alla movimentazione dei mezzi e truppe (riferendosi, in particolare, allo spostamento di risorse da aree con eccessiva o sproporzionata presenza verso zone con evidenti lacune), la logistica, ed un trust fund per l’acquisto di equipaggiamenti e sistemi sanitari. Meccanismi che consentiranno il supporto ed il coordinamento per la prosecuzione della core mission dell’Alleanza anche durante l’attuale seconda ondata”. In conclusione, Rittiman ha evidenziato come la crisi Covid-19 abbia rappresentato “un ottimo esempio di ciò che può accadere in caso di un attacco batteriologico effettuato contro l’Alleanza da uno dei competitor, che punterebbe alla diffusione del virus per saturare le capacità dei rispettivi sistemi sanitari nazionali, oppure di un attacco di tipo cibernetico volto alla paralisi degli stessi”.


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