RIVISTA ITALIANA DIFESA
Un SM-6 terrestre per lo US Army? 09/09/2020 | Andrea Mottola

Per ampliare le proprie capacità d’attacco a lungo raggio land-based, proseguendo il riorientamento dottrinale verso contesti operativi a maggior connotazione “peer” o “near peer”, l’Esercito Americano sta valutando lo sviluppo di una variante terrestre sup-sup del missile antiaereo-antibalistico navale SM-6. La scelta sarebbe giustificata dalla possibilità di adattamento/modifica in tempi relativamente brevi di un sistema già operativo e di comprovate capacità, scelta che anticiperebbe e affiancherebbe (non annullerebbe, quindi) l’acquisizione di altri sistemi a lungo raggio in programma per lo US Army, come il nuovo supercannone con gittata da 1.000 miglia, o il missile PrSM/DEEPSTRIKE che sostituirà l’ATACMS o, ancora, il nuovo ordigno planante ipersonico in via di sviluppo nell’ambito del programma congiunto Army/Navy C-HGB (Common Hypersonic Glide Body). Del resto, l’adattamento di sistemi missilistici nati con una marcata connotazione navale, in sistemi terrestri non sarebbe certo una novità, tenuto conto che, volendo restare all’attualità, i Marines sono in procinto di acquisire una variante del Tactical TOMAHAWK Block IV riconfigurata per il lancio da piattaforme terrestri. Peraltro, anche quest’ultimo, assieme al SM-6, sarebbe in corso di valutazione da parte dello US Army. A differenza del TACTOM, tuttavia, il missile SM-6, che nasce con secondarie capacità land-attack e antinave, godrebbe di una maggior velocità di discesa verso il bersaglio (supersonica o ipersonica, non si conoscono le specifiche esatte) rispetto al TACTOM, garantendone una maggiore capacità di sopravvivenza. Inoltre, lo sviluppo di un SM-6 terrestre consentirebbe all’Esercito di disporre di un’unica arma di precisione impiegabile contro bersagli aerei, navali e, appunto, terrestri. Una versatilità che potrebbe essere decisiva nell’acquisizione di una capacità che, secondo i programmi dello US Army, dovrebbe essere completata entro la fine del 2023.


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