L’Iran sarebbe in procinto di siglare un accordo di partnership strategica venticinquennale con la Cina. Sebbene non esistano ancora conferme sui contenuti di tale partnership che, secondo il Ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, verranno resi noti una volta che sarà ufficializzato l’accordo, varie fonti all’interno del Paese parlano della cessione di risorse naturali (gas e petrolio) alla Cina e della concessione d’uso alle Forze Armate di Pechino di basi aeree e navali situate a cavallo dello Stretto di Hormuz. Come detto, i dettagli non sono stati ancora resi noti, ma parrebbe che in cambio l’Iran dovrebbe ottenere tra un minimo di 120 ed un massimo di 400 miliardi di dollari. Nell’accordo rientrerebbero pure interventi strutturali di aggiornamento/allargamento delle basi aeree e navali Va detto, peraltro, che la voce di una possibile intesa strategica tra Iran e Cina risale al gennaio 2016, durante una visita ufficiale del Presidente cinese Xi Jingping a Teheran. Da allora, tuttavia, il discorso è stato congelato, anche alla luce del “semi-annullamento” dei negoziati tra i 5+1 e l’Iran riguardo al programma nucleare iraniano, dopo il ritiro unilaterale degli USA nel 2018. Da parte iraniana, oltre agli evidenti aspetti finanziari, l’accordo con la Cina potrebbe garantire un maggior sostegno in sede di Consiglio di Sicurezza ONU, in particolare alla luce dell’aspirazione iraniana alla rimozione dell’embargo sulle armi imposto dall’ONU a causa del programma nucleare di Teheran. Peraltro, un eventuale fine del regime di embargo gioverebbe non poco all’industria militare di Pechino. Da parte cinese l’Iran rappresenta un punto d’appoggio di grande valore strategico, tanto economicamente, quanto militarmente. Dal punto di vista economico, infatti, la suddetta ricchezza di idrocarburi, nonché la posizione geografica, rendono l’Iran fondamentale per la strategia commerciale della Belt Road Initiative e per l'approvvigionamento energetico cinese. Per quanto riguarda l’ambito militare, l’utilizzo di basi aeree e navali (come Jask e Konarak/Chabahar, quest’ultima non lontana da Gwadar in Pakistan, un altro porto con forte presenza cinese) consentirebbero di mantenere una presenza significativa in un’area dall’enorme interesse strategico, recentemente tornata anche ad essere piuttosto movimentata.