RIVISTA ITALIANA DIFESA
Una nuova “triade” per Washington 29/06/2020 | Ezio Bonsignore

Ritengo importante e doveroso fare subito una premessa, anche se ritorneremo meglio su questi punti in seguito. Tutta la logica della deterrenza nucleare, che è ciò che ha impedito conflitti generalizzati per i decenni passati, si basa sull’assoluta credibilità della minaccia: gli Stati impegnati nel “grande gioco” devono cioè essere perfettamente coscienti che distruggere l’avversario con armi nucleari, significherebbe essere distrutti a loro volta (MAD, Mutually Assured Destruction). Questa credibilità si basa soprattutto sull’esistenza di arsenali nucleari moderni ed efficienti. Ne consegue che i programmi di uno Stato per rinnovare la propria panoplia, introducendo nuovi sistemi per sostituire quelli obsoleti o non più mantenibili, non costituiscono di per sé alcuna nuova minaccia nei confronti delle altre potenze, né segnalano l’inizio di una nuova “corsa agli armamenti”: si tratta semplicemente di mantenere l’efficienza complessiva del deterrente. “Di per sé”. Perché esistono anche altre considerazioni, su cui torneremo alla fine. Gli Stati Uniti si stanno impegnando (anche se certi aspetti, e particolarmente quelli finanziari, sono ancora incerti) in quello che molto probabilmente è il più grande programma di riarmo nucleare mai concepito, e che mira alla sostituzione progressiva nell’arco dei prossimi decenni di tutti gli elementi principali della cosiddetta “triade”, cioè delle armi nucleari basate a terra, in mare o aeroportate. In aggiunta a questa intera nuova generazione di armi dichiaratamente strategiche, si sta progettando e sviluppando anche tutta una nuova classe di armi nucleari “tattiche” o “di teatro”, la cui reale ragion d’essere nel quadro di una dottrina di deterrenza complessiva basata sul MAD può essere oggetto di discussioni.

Tutto l'articolo è disponibile su RID 7/20.


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