RIVISTA ITALIANA DIFESA
Missioni, le scelte dell'Italia 10/06/2020 | Pietro Batacchi

Il Governo ha presentato al Parlamento l’annuale delibera sulle missioni internazionali. Il documento – arrivato con grande ritardo per via della crisi del COVID 19 e del consenso che doveva ancora materializzarsi nella compagine governativa su alcune interventi – dovrebbe essere discusso a partire da domani in Senato. Tra le nuove missioni di quest’anno, la più importante è senz’altro TAKUBA, nel Sahel, che comprende un robusto contingente di forze speciali – 200 unità – ed 8 aeromobili: probabilmente 4 elicotteri NH-90 da trasporto e 4 elicotteri d’attacco MANGUSTA, per garantire la copertura e la protezione degli spostamenti e dei dispiegamenti in un teatro particolarmente vasto, anche se non ci sono conferme ed indicazioni ufficiali al riguardo. TAKUBA è una missione che raggruppa alcuni Paesi europei e che opererà a fianco dell’Operazione francese BARKHANE. Il compito sarà accompagnare, assistere e consigliare le forze locali nelle operazioni contro i gruppi jihadisti nell’area. In pratica stiamo parlando di una missione di assistenza militare e contro-terrorismo pura, dunque di una missione ad alto rischio. L’Italia accresce così la sua presenza nel Sahel che, tra TAKUBA e la missione bilaterale in Niger, arriva a 600 uomini. Un altro nuovo intervento è quello nel Golfo di Guinea, dove sono molto forti gli interessi dell’ENI e la minaccia della pirateria, con un dispositivo composto da 2 navi. Nuova anche la missione dell’UE in Iraq – EUAM (European Union Advisory Mission in support of security sector reform in Iraq) – alla quale l’Italia mette disposizione per il momento solo 2 uomini, e la partecipazione all'implementazione del cosiddetto framework NATO per il sud con 6 uomini. A ciò bisogna aggiungere la missione europea IRINI nel Mediterraneo Centrale, che ha preso il posto di SOPHIA, per la quale l’impegno italiano è quantificato in una nave e 3 mezzi aerei. Gli altri impegni restano sostanzialmente gli stessi dello scorso anno, per un totale complessivo di circa 7.500 militari italiani impegnati all’estero ed una spesa di 1,1 miliardi di euro. Molto interessanti anche i cambiamenti registrati relativamente all’impegno nell’ambito della coalizione anti-Daesh in Iraq e Kuwait. Proprio in Kuwait, infatti, l’Italia ha deciso di schierare una batteria di missili terra-aria SAMP-T. Da una parte si tratta di una mossa che si spiega alla luce della crescita della minaccia missilistica iraniana nell’area, e della connessa esigenza di proteggere i nostri assetti in teatro, dall'altra ci sono anche ragioni commerciali visto l’interesse del Kuwait per il sistema. Da sottolineare pure ciò che emerge a proposito delle capacità della componente aerea presente in Kuwait con il riferimento alla “generazione di effetti in ambiente elettromagnetico (compreso il C-UAS) e di informazioni operative a supporto della missione”. Si tratta, evidentemente, di quanto esprimibile dal C-27J JEDI dell’Aeronautica Militare che , ricordiamolo, è in grado di fornire una “bolla tattica” andando a disturbare tanto le comunicazioni quanto i segnali radio per la detonazione degli IED e quelli di guida e controllo dei droni. Infine, un accenno anche al Libano che ad oggi diventa l’impegno italiano più importante. Ai 1076 miliari della missione UNIFIL, infatti, vanno aggiunti i 140 componenti della missione bilaterale di assistenza militare alle Forze Armate Libanesi (LAF).


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