RIVISTA ITALIANA DIFESA
Caccia russi in Libia: sì o no? 28/05/2020 | Andrea Mottola e Pietro Batacchi

Negli ultimi giorni alcune immagini satellitari hanno confermato la presenza di almeno 2 caccia multiruolo MiG-29 FULCRUM (non è chiaro se nelle varianti Izdeliye 9.12, 9.13 o entrambe) e di 4 cacciabombardieri Su-24M FENCER nelle basi libiche, rispettivamente di Jufra e Kadima. Nelle ultime 48 ore, con 2 differenti comunicati, il Comando statunitense per le operazioni militari africane, AFRICOM, che ha parlato dell’arrivo in Libia di almeno 14 velivoli russi provenienti dalla base aerea di Jableh/Hmeimem in Siria (via Iran), dove sarebbero stati spogliati delle insegne russe prima del trasferimento “effettuato da personale militare russo”. AFRICOM ha anche mostrato alcune immagini all’infrarosso degli aerei in volo – potenzialmente ovunque - affermando che queste sarebbero state riprese dagli UAV REAPER. Difficile, visto che non risulta che tali velivoli siano equipaggiati con un IRST (Infra Rded Search and Track) aria-aria... Tali comunicati - che rappresentano, soprattutto, un chiaro messaggio di allontanamento statunitense da Haftar - non provano, tuttavia, che i velivoli giunti in Siria appartengano all’Aeronautica Russa e, ammesso che si tratti di apparecchi attualmente in seno alle VKS (o in riserva), non dimostrano che ai comandi ci siano equipaggi regolari russi. E’ inoltre possibile che aerei ed equipaggi siano stati forniti da Paesi terzi (Bielorussia, Egitto, Siria), per quanto non si possa escludere l’ipotesi che vengano pilotati da contractors (anche russi, come citato nel primo comunicato Africom), mentre è quasi certamente da escludere un loro impiego da parte di piloti libici, almeno nel caso dei MiG-29, mai operati dal Paese africano. L’impiego di velivoli ed equipaggi appartenenti ufficialmente all’Aeronautica Russa – al netto dell’ipotizzato intervento a copertura dei numeri di matricola e dei simboli riconducibili ad apparecchi russi – implicherebbe, di fatto, un’esposizione eccessiva per la Russia che, vale la pena ricordarlo, è membro permanente del Consiglio di Sicurezza di quelle Nazioni Unite che riconoscono come legittimo Governo libico quello guidato da Serraj. E difficilmente la Russia si schiera contro un’organizzazione che consente, in virtù proprio della membership permanente al succitato Consiglio di Sicurezza, di sovradimensionarne notevolmente il peso rispetto al suo effettivo potenziale economico, umano e militare convenzionale. Tuttavia, se fosse vero quanto affermato nei comunicati di AFRICOM, è possibile che l’arrivo dei MiG-29 e dei Su-24 - russi e con equipaggi russi - rappresenti più un messaggio rivolto a Tripoli riguardo ad una “irreversibile sovranità haftariana” della Cirenaica, a supporto della quale Putin potrebbe aver rischierato i propri aerei come deterrente. Il motivo è semplice: Mosca punta al mantenimento della propria influenza sulla Cirenaica per ragioni energetiche ed al fine dell’eventuale creazione di installazioni militari permanenti, con annesse bolle A2/AD, sulla stregua di quanto fatto in Siria con la base navale di Tartus e quella aerea di Jableh. Ovviamente si parla di un obiettivo ambizioso e temporalmente collocabile nel medio-lungo termine, che dipende da una serie di variabili che ne possono influenzare l’esito (durata del conflitto libico, conseguenze dello stesso, presenza di altri player esterni, e così via). L’altra opzione è che gli aerei potrebbero essere stati temporaneamente rischierati per coprire il ripiegamento dei contractors della Wagner dalla Tripolitania e metterli al sicuro di eventuali strike degli UAV turchi.


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