RIVISTA ITALIANA DIFESA
Mar Cinese Meridionale, tensioni in aumento 22/05/2020 | Costanza Pestarino

Lo scorso 8 maggio, la Marina Americana ha inviato la Littoral Combat Ship USS MONTGOMERY (LCS-8) e la nave da rifornimento USNS CESAR CHAVEZ (T-AKE-14) in prossimità della WEST CAPELLA, una nave da perforazione battente bandiera panamense situata nella zona economica esclusiva (ZEE) della Malesia, al fine di monitorare le controversie sui diritti minerari che da mesi dividono Malesia e Cina. Si tratta di un ulteriore messaggio alla Cina, e questa volta gli Stati Uniti non hanno utilizzato mezzi termini: “Il Partito Comunista Cinese deve porre fine al suo modello di bullismo nei confronti del Sud-Est Asiatico per il petrolio, il gas e la pesca d'altura”, ha dichiarato pochi giorni fa il Comandante della US Pacific Fleet, J. C. Aquilino. La crisi sanitaria del coronavirus non ha infatti arrestato né tantomeno ridotto le attività militari cinesi nell’area. Se da un lato, la pandemia in corso ha dato a Xi Jinping l’occasione perfetta per rilanciare l’immagine della Cina offrendo sostegno a centinaia di stati, dall’altro le navi da guerra di Pechino rimangono costantemente impegnate nel Mar Cinese Meridionale. Le misure cinesi nella regione prevedono continue minacce alle navi militari e ai pescherecci degli Stati che rigettano la validità delle rivendicazioni cinesi di sovranità sulla quasi totalità di questo Mare, e la creazione di porti e di isole artificiali, destinate ad ospitare avamposti militari. Criticate a partire dal 2015 dall’allora Segretario della Difesa americano, Ash Carter, le azioni cinesi sono motivate dalla rilevanza economica e strategica dell’area, una delle rotte di navigazione più trafficate al mondo e una regione ricca di riserve di petrolio e gas. Una recente dimostrazione della suddetta politica risale al 20 marzo quando, secondo l’agenzia di stampa Xinhua, la Cina avrebbe inaugurato 2 centri di ricerca nel Mare Occidentale delle Filippine, su 2 isole artificiali che originariamente erano scogliere sommerse e che Manila rivendica come parte integrante del suo territorio: la scogliera di Subi e di Croce di Fuoco. Non si tratta di un evento isolato ma dell’ennesima violazione della ZEE, prevista dall'articolo 57 UNCLOS, e del diritto di passaggio inoffensivo, previsto dall'articolo 17 UNCLOS. Il 3 aprile, il peschereccio vietnamita QNg90617TS, accusato dalle autorità cinesi di aver pescato illegalmente nei pressi delle Isole Paracelso, è stato speronato e affondato. L'incidente ha alimentato ulteriori tensioni tra i Paesi ed il Ministro degli Esteri vietnamita ha accusato apertamente la Cina dell'accaduto. Ad aumentare le tensioni tra America e Cina sono state anche le parole del portavoce del People’s Liberation Army (PLA), L. Huamin. Lo scorso 28 aprile, infatti, in una dichiarazione sui social media, Huamin ha reso noto che le autorità cinesi hanno forzatamente allontanato il cacciatorpediniere USS BARRY (DDG-52) mentre transitava al largo del Vietnam. Queste parole sono state immediatamente smentite da J. Supple, il portavoce americano, che ha affermato che lo USS BARRY ha condotto l’operazione di libertà di navigazione (FONOP) senza incontrare alcun ostacolo, operando con l'incrociatore missilistico USS BUNKER HILL (CG-52), la fregata HMAS PARRAMATTA (FFG-154) e la nave d'assalto anfibia USS AMERICA (LHA-6). Nel frattempo, secondo i media di Taiwan e le più recenti immagini satellitari, la Cina ha dispiegato nei pressi dell’isola artificiale Croce di Fuoco un aereo AWACS KJ-500 ed un pattugliatore marittimo KQ-200. Le stesse fonti hanno suggerito che questa mobilitazione possa essere un tentativo per stabilire una nuova zona di identificazione della difesa aerea (ADIZ) nel Mar Cinese Meridionale. In generale, la Cina continua a proiettare la sua forza militare nel Mar Cinese Meridionale, violando le norme contemplate nella Convenzione di Montego Bay, e la sentenza del 2016 della Corte Permanente dell’Arbitrato, la quale ha sancito che la Cina non ha nessun diritto storico sul questo Mare. Per contro, gli Stati Uniti contestano le rivendicazioni cinesi attraverso le operazioni FONOP e mettono in discussione la ADIZ, annunciata unilateralmente dalla Cina nel novembre 2013. Tuttavia, la posizione degli Stati Uniti potrebbe indebolirsi dopo che il Governo filippino ha deciso di terminare il Visiting Force Agreement (VFA), un accordo bilaterale di difesa che garantisce alle forze americane l’accesso a 5 basi militari presso o sul Mar Cinese Meridionale. Trump ha tempo fino al 9 agosto per salvare o negoziare un nuovo VFA con Duterte. In conclusione, Washington accusa Pechino di sfruttare la pandemia come distrazione per esercitare un maggiore controllo militare nel Mar Cinese Meridionale ed è in questa chiave di lettura che bisogna interpretare la recente mobilitazione della USS MONTGOMERY e dalla USNS CESAR CHAVEZ, e l’escalation di tensione tra i 2 Paesi.


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