RIVISTA ITALIANA DIFESA
Portaerei, la confusione dell’US Navy 14/05/2020 | Pietro Batacchi

Il Segretario dell’US Navy ad interim James McPherson, d’accordo con il Segretario in pectore Kenneth Braithwaite, ha deciso di interrompere lo studio Future Carrier 2030 che avrebbe potuto portare al taglio del programma per le nuove portaerei FORD, limitandole a 4 esemplari, ed all'acquisizione di portaerei più piccole a propulsione convenzionale. Lo studio era stato lanciato dal precedente Segretario Thomas Modly, dimessosi dopo aver silurato il Comandante della portaerei THEODORE ROOVELT per la vicenda COVID 19, e la sola notizia del suo avvio aveva immediatamente suscitato le levata di scudi delle lobby congressuali legate alla cantieristica americana. L’US Navy sembra dunque voler proseguire con il programma FORD, ma resta comunque l’ipotesi sul tavolo di rinunciare a 2 unità della classe con il numero delle portaerei che si ridurrebbe così da 11 a 9. Del resto i costi delle FORD sono esorbitanti e l’US Navy deve valutare bene se un investimento così massiccio è realmente costo-efficace alla luce dei nuovi scenari a più alto contrasto militare e della proliferazione di sistemi a lungo raggio antinave balistici e da crociera, e di loitering munitions e droni. Non a caso, la US Navy, unitamente ai Marines, ha elaborato la dottrina delle DMO (Distributed Maritime Operations) che richiede l’impiego di forze navali – incluse nuove tipologie di unità piccole e non pilotate, o a basso livello di pilotaggio - in grado di operare in maniera dispersa e distribuita per offrire al nemico una minore impronta di targeting, più linee d’attacco e “dilemmi” con i quali mandarne in confusione il dispositivo e ribaltare l'iniziativa a proprio vantaggio. In questo contesto, è stato avviato una revisione delle forze – INFSA (Integrated Naval Forces Structure Assesment) – che porterà alla ristrutturazione delle forze navali americane e che verrà resa pubblica nelle prossime settimane.


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