RIVISTA ITALIANA DIFESA
Dal RAFALE allo SCAF/FCAS 29/04/2020 | Marco Giulio Barone

Il Système de Combat Aérien du Futur (SCAF)/Future Combat Air System (FCAS) ha cominciato il suo lungo percorso di gestazione nel mese di febbraio con la firma del contratto iniziale da 155 milioni di euro (equamente ripartiti tra Francia e Germania), che coprirà 18 mesi di studio, per la prima fase del programma di dimostrazione. Ma l’industria francese, la Direction Générale de l’Armement (DGA) e le Forze Armate hanno ben chiaro il percorso evolutivo che porterà dall’attuale RAFALE al futuro SCAF/FCAS. Parigi ha salutato con sollievo il via libera del comitato del bilancio del Bundestag per lo SCAF/FCAS (al quale sarà dedicata una monografia su uno dei prossimi numeri di RID). Annunciato il 13 luglio 2017 durante l’annuale Consiglio dei Ministri franco-tedesco, il progetto prevede la sostituzione, all'orizzonte 2040, del Dassault RAFALE francese e degli Eurofighter TYPHOON tedeschi e spagnoli (la Spagna si è aggregata nel febbraio 2019). Parigi e Berlino avevano concordato un equilibrio per evitare litigi di governance: la Francia sarebbe stata Paese guida per lo sviluppo del caccia pilotato, elemento centrale dello SCAF/FCAS, la Germania per il nuovo carro (MGCS). La Francia ha dimostrato più volte impazienza sulle tempistiche, sia per ragioni tecniche che politiche. Le ragioni tecniche sono evidenti. L’Europa non ha sviluppato alcun caccia di quinta generazione mentre gli Stati Uniti finanziano già, con investimenti considerevoli, la sesta. Lungi dall’affrettarsi a recuperare il ritardo, i Governi dei principali Paesi europei continuano a dimostrare scarso interesse per gli investimenti nel settore Difesa, nonostante questi siano tra i più produttivi ed economicamente trainanti. Paradosso dovuto al fatto che, sul lato della domanda, la natura di monopolio del mercato degli armamenti maggiori implica la dipendenza diretta tra necessità statali/militari e sviluppo di nuovi sistemi. Oggi pressoché tutti i Paesi europei sono ripiegati su se stessi, stretti tra la necessità di non creare nuovo debito pubblico e quella di rispondere ai propri cittadini avidi di misure sociali. La Francia di questi anni, tra gilet gialli, riforma del sistema pensionistico e liberalizzazione del settore trasporti, con un debito pubblico che non smette di crescere, non fa certo eccezione. In questo quadro, in molti hanno provocatoriamente affermato di recente che i veri Ministri della Difesa in Europa sono i Ministri delle Finanze, e sarebbe meglio invitare direttamente loro alle riunioni ministeriali UE e NATO. Una provocazione, certo, ma la realtà non è troppo diversa. Ciononostante, la DGA e gli industriali francesi hanno trovato il Presidente Emmanuel Macron e il suo esecutivo piuttosto ricettivi alle richieste delle FA francesi e ben consci delle loro necessità di modernizzazione, cui si aggiungono i temi tecnologici e industriali. Al tempo stesso, il Cancelliere tedesco Angela Merkel si è dimostrata una convinta sostenitrice del binomio franco-tedesco alla guida dell’Europa, così come della volontà di approfondire i legami industriali nel settore militare. La Germania ha posto non pochi problemi, soprattutto per la necessità continua di far passare tutte le decisioni per il Bundestag, cosa che allunga di molto i tempi e che rischia di affossare interi programmi, tenendo presente anche pudori e ritrosie da parte di ampie fette della politica tedesca. La finestra di opportunità per lanciare i programmi terminerà tra il 2021 e il 2022, ovvero le rispettive date di scadenza dei mandati di Macron e Merkel, e, ahinoi, a questo punto crisi da Coronavirus permettendo. Secondo la DGA, la grande sfida del programma binazionale è di poter finanziare la costruzione del dimostratore entro il 2022, per poterlo avere in volo nel 2026. In altre parole, l’incertezza politica in Francia e Germania potrebbe determinare l’elezione di Governi molto più critici sulle spese militari o, nel caso tedesco, coalizioni composte da troppe anime per poter esprimere posizioni nette sull’argomento.

Tutto l'articolo è disponibile su RID 5/20.


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