RIVISTA ITALIANA DIFESA
Gli UAV nei nuovi scenari operativi 29/04/2020 | Pietro Batacchi

Con l’evoluzione degli scenari in senso sempre più ibrido e convenzionale, il ruolo ed i compiti degli UAV (Unmanned Aerial Veihicle) sono destinati ad ampliarsi. Già oggi in ogni conflitto – dalla Libia, allo Yemen, passando per la Siria – UAV e droni di tutti i tipi sono ampiamente utilizzati per una molteplicità di ruoli, e non solo per il “classico” compito ISR (Intelligence, Surveillance and Reconnaissance). Gli UAV, infatti, nascono principalmente per svolgere compiti di ricognizione e sorveglianza, ma pian piano sono stati utilizzati sempre più per compiti d’attacco, anche perché l’UAV armato garantisce una straordinaria flessibilità operativa potendo scoprire con i propri sensori un target e neutralizzarlo immediatamente senza aspettare un intervento esterno che potrebbe dar modo allo stesso target di venire meno. In questo, l’esempio dell’MQ-1 PREDATOR è lampante. Nato come piattaforma ISR pura, è stato poi trasformato in piattaforma per la ricognizione armata fino ad evolvere nel più prestante MQ-9 REAPER, un vero e proprio ricognitore unmanned di teatro porta-bombe. Oggi sono sempre più numerosi i modelli di UAV tipo MALE (Medium Altitude Long Endurance) armati, ma stanno crescendo pure i numeri di UAV di categorie inferiori, come quella tattica o sub-tattica, armati. Non solo, ma come ha dimostrato soprattutto il conflitto siriano, dove i Russi in questo hanno messo in campo eccellenti capacità, l’UAV si caratterizza pure come uno strumento ideale per il controllo ed il coordinamento del fuoco dell’artiglieria. Ma non dimentichiamo neppure i compiti di guerra elettronica, la scorta ad assetti aeroportati pregiati, ma sempre più vulnerabili, come aerorifornitori o AWACS, per esempio, e così via. Insomma, un vero e proprio moltiplicatore di forza che sta seguendo diverse tendenze di sviluppo, ma tutte quante riconducibili in qualche misura a scenari operativi che si collocano in un continuum dove il polo “basso” è rappresentato dall’ibrido ed il polo “alto” dal convenzionale (“near peer” o “peer”). La prima tendenza è quella dello sviluppo di UAV, o meglio, di droni gregari spendibili/attritable e/o di remote carrier, ovvero di piattaforme a basso costo, dunque non necessariamente recuperabili al termine della missione, che devono fare diversi compiti in numeri significativi. La seconda tendenza riguarda invece l’evoluzione nel design e nei sistemi degli UAV in quanto tali, ovvero di macchine chiamate sempre di più ad operare in scenari a maggiore contrasto militare, e dove la sopravvivenza, per un UAV “non a perdere”, diventa un requisito fondamentale. In questa sede ci occuperemo di questa seconda tendenza, soffermandoci anche su ciò che si sta facendo in questo campo negli USA ed in Europa, lasciando invece droni e gregari ad un approfondimento successivo.

Tutto l'articolo è disponibile su RID 5/20.


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