RIVISTA ITALIANA DIFESA
Possibile operatività per il primo missile ASAT cinese 08/04/2020 | Andrea Mottola

Negli ultimi anni la Cina avrebbe sviluppato 3 programmi separati per lo sviluppo di un’arma antisatellite - ordigni ad impatto diretto/missili, sistemi ad energia diretta (laser accecanti ad alta potenza, o sistemi di jamming/spooofing che inibiscano le funzioni dei satelliti) e microsatelliti kamikaze/spendibili - uno dei quali è stato dichiarato ufficialmente “operativo” lo scorso 29 marzo. Nello specifico, Pechino dovrebbe disporre di un sistema missilistico di tipo DA-ASAT (direct-ascent anti-satellite) integrato su lanciatori mobili TEL. Secondo alcuni rapporti, la dichiarata operatività del programma - in realtà raggiunta più o meno un anno fa, stando a quanto affermato dall’ex Direttore della National Intelligence USA - riguarda l’immissione in servizio dei missili SC-19 (conosciuti anche con la denominazione Dong Neng DN-1). L’SC-19/DN-1 è un missile di tipo hit to kill – vale a dire che elimina il satellite tramite impatto cinetico dello stesso con il missile – sviluppato sulla struttura e le caratteristiche del vettore balistico a medio raggio cinese DF-21C. L’SC-19/DN-1 è in grado di eliminare obiettivi che circuitano nella parte passa dell’orbita terrestre (tra i 160 ed i 2.000 km, dove orbita la maggior parte dei satelliti da osservazione). Il suo primo ed unico test d’impiego conosciuto risale al 2007, quando eliminò un satellite meteorologico FengYun 1C. Da allora, il sistema dovrebbe essere stato perfezionato con ulteriori test a terra e di lancio (di questi ultimi almeno 3, nel 2010, nel 2013 e nel 2015) e di pari passo sarebbe iniziato l’addestramento di alcuni reparti della Difesa Aerea cinese all’utilizzo del missile. Al momento, nonostante la mancanza di comunicazioni ufficiali al riguardo, dovrebbero essere attivi almeno 2 reparti inquadrati nella Strategic Support Force, il Comando unificato cinese, istituito nel 2015, per la gestione delle attività riguardanti lo spettro spaziale, elettromagnetico e cyber. In aggiunta al DN-1, peraltro, la Cina starebbe sviluppando altri 2 vettori – DN-2 e DN-3 – da affiancare al sistema già in servizio nel ruolo antisatellite – sempre nella parte inferiore dell’orbita terrestre - ma con capacità antibalistiche. Al momento, quindi, la Cina non sarebbe ancora riuscita a sviluppare sistemi che consentano di colpire bersagli presenti su orbite di maggiore altitudine (medie e geostazionarie, collocate tra i 2.000 km ed i 42.168 km, dove orbitano i satelliti GPS e quelli delle comunicazioni, civili e militari) sistemi che, tuttavia, potrebbero essere in fase di sviluppo o sperimentale. Inoltre, Pechino prosegue lo sviluppo degli altri 2 sistemi antisatellite, in particolare quelli “non letali” ad energia diretta, la cui entrata in servizio potrebbe essere imminente.


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