RIVISTA ITALIANA DIFESA
Prosegue l’escalation nella provincia di Idlib 03/03/2020 | Andrea Mottola

Negli ultimi giorni il conflitto siriano ha visto un sensibile aumento del livello di scontro tra le truppe governative di Assad e le forze regolari turche e milizie jihadiste loro alleate. Dopo l’avanzata dell’Esercito siriano nella zona di Idlib, in particolare nelle aree ad est della città (Saraqib) dalla doppia direttrice da sud verso nord (dall’autostrada M5 Aleppo-Damasco) e da est verso ovest (con forze provenienti da Aleppo), nelle ultime 72 ore la “coalizione” turca (composta in gran parte da miliziani di Ahrar al-Sharqiya e Hayat Tahrir al-Sham con il supporto dell’Esercito turco) ha ripreso alcune delle posizioni perse durante la scorsa settimana tra cui, pare, la stessa strategica cittadina di Saraqib (situata all’incrocio tra le autostrade M4 ed M5), anche se la situazione intorno a quest’ultima è ancora poco chiara. Nell’area di Dadikh e Taftanaz (situate, rispettivamente, a sud e a nord di Saraqib), nella zona di Aleppo (aeroporto di al-Nayrab e Kweiris) e più a sud tra le provincie di Homs e Tartus (Al-Hawash) si segnalano diversi bombardamenti turchi contro forze siriane (con diverse vittime e perdita di vari semoventi d’artiglieria 2S3 AKATSIYA) in cui sono stati diffusamente utilizzati lanciarazzi multipli a medio-lungo raggio T-122 SAKARYA e T-300 KASIRGA (versione turca del lanciarazzi guidato cinese WS-1B), insieme a 6 UCAV BAYRAKTAR TB-2 rischierati da Batman ad Hatay e agli ANKA-S del 302° Stormo di stanza ad Incirlik 3 dei quali abbattuti, 2 tra Idlib/Saraqib (uno da un sistema spalleggiabile FIM-92 STINGER lanciato per errore dai miliziani turcomanni e l’altro da un sistema antiaereo PANTSIR-S1 siriano, poi eliminato da un altro ANKA-S) e un altro nei pressi della base aerea di Hama. Nel corso della controffensiva turca – ufficialmente denominata Operazione Spring Shield – sono state colpite decine di obiettivi siriani tra cui, secondo le cifre divulgate da Ankara, 2 cacciabombardieri Su-24MK2 (in realtà ne risulta uno abbattuto nella provincia di Idlib da un AIM-120C lanciato da un F-16C in volo sul confine), 2 droni (almeno un UAV da sorveglianza ABABIL-3 di provenienza iraniana), 8 elicotteri, 205 blindati tra carri armati, trasporto truppe e IFV, 102 pezzi d’artiglieria (lanciarazzi, mortai e obici), 9 depositi munizioni, 5 sistemi antiaerei (in realtà risulta un unico PANTSIR-S1 eliminato da un UCAV ANKA-S) e un paio di centri di comando. Tra gli obiettivi colpiti, inoltre, figura la base aerea di Rasin el-Aboud/Kweires (40 km ad est di Aleppo) danneggiata da un attacco missilistico effettuato con missili cruise SOM lanciati dagli F-16C/D Block 50+ del 181° Stormo di Diyarbakir in volo a ridosso del confine, missili che hanno colpito la pista e l’unico hangar presente, destinato alla manutenzione di vecchi monomotori ad elica da addestramento SIAT 223K1 FLAMINGO, una manciata dei quali si trovava all’interno della struttura. La base di Kweires, inoltre, ospita alcuni addestratori/aerei d’attacco leggero L-39ZA/ZO del 5° Squadrone, uno dei quali è stata abbattuto poche ore fa su Deyr Sunbul da un AMRAAM lanciato ancora una volta da un F-16C in volo a ridosso del confine turco-siriano

La guerra aperta tra Siria e Turchia, peraltro, ha comportato un aumento della tensione tra Ankara e Mosca, soprattutto per il ruolo attivo che l’Aeronautica russa sta avendo nel fornire supporto diretto per quanto concerne la copertura dell’avanzata dell’alleato siriano, supporto che, in un paio d’occasioni, ha causato grosse perdite in termini di uomini e mezzi turchi. È il caso del raid del 27 febbraio su Balyun durante il quale cacciabombardieri russi (Su-24M2 e Su-34 decollati da Jableh che ne ospita circa 2 dozzine) e siriani (Su-24MK2) hanno causato la morte di circa 40 soldati dell’Esercito turco (che, secondo il comunicato ufficiale russo, non avrebbero dovuto trovarsi in quell’area, in base ai dati forniti da Ankara) e decine di jihadisti, più la perdita di alcuni mezzi blindati KIRPI e corazzati ACV-15. Raid che sono proseguiti anche il giorno successivo, 8/10 sortite contro postazioni di milizie filo turche a Qaminas, Saraqib e Sarmin. Dopo le forti proteste provenienti da Ankara, al fine di allentare la tensione, il Cremlino avrebbe nuovamente concesso l’utilizzo dello spazio aereo siriano ai velivoli turchi, bloccato per circa 48 ore, sia alle operazioni d’attacco degli UCAV ANKA-S, sia agli F-16 del 181° e 182° Stormo di Diyarbakir decollati per fornire copertura agli elicotteri S-70A-28 BLACKHAWK ed AS532UL COUGAR inviati per il recupero delle vittime e dei feriti dei raid russo-siriani. A causa della presenza quasi continua dei Su-35S russi nell’area tra Aleppo e Idlib nelle 48 ore successive al raid su Balyun, infatti, ai droni turchi è stato consentito di effettuare unicamente missioni di sorveglianza e gli stessi F-16 si sono limitati ad eseguire voli di pattugliamento sul confine turco-siriano. La riapertura dello spazio aereo siriano agli UCAV (non ai caccia) di Ankara ha permesso ai turchi di avviare la suddetta Operazione Spring Shield, ma è certo che tale mossa abbia una finestra temporale estremamente limitata. Già nelle ultime 24 ore, infatti, lo spazio aereo intorno ad Idlib è nuovamente interdetto agli UCAV turchi – con dispositivi EW antidrone (jamming e spoofing) - che non possono fornire supporto aereo ravvicinato alle truppe impegnate in pesanti scontri contro le forze siriane nella zona di Saraqib. Inoltre, il dispositivo aereo russo di Jableh dovrebbe vedere nei prossimi giorni l’arrivo di 4 aerei d’attacco Su-25, secondo l’abituale avvicendamento tra velivoli di diversi reparti e, secondo alcune fointi, il temporaneo rischieramento di almeno 2 bombardieri strategici Tu-22M3, tutti aerei in arrivo via Iran (con possibile sosta di rifornimento presso la base aerea di Hamedan). Il rischieramento di tali velivoli, soprattutto dei Tu-22M3, ed un loro possibile utilizzo nelle operazioni contro la “coalizione” turca, potrebbe indicare un sensibile innalzamento del livello di scontro tra Russia e Turchia.

Nel frattempo, le batoste prese da quest’ultima hanno innervosito Erdogan che ha autorizzato lo spostamento di migliaia di rifugiati provenienti dalla Siria (all’interno dei quali si trovano decine di ex Daesh afghani, pakistani e siriani liberati nei mesi scorsi dalle prigioni gestite dalle forze curde delle SDF/YPG) – molti dei quali trasportati con autobus appartenenti alla Metro Tourism, azienda già utilizzata dall’intelligence turca per lo spostamento da e per la Siria di jihadisti di proprietà di Galip Ozturk, noto sostenitore di Erdogan - verso i propri confini con Bulgaria e Grecia, in un chiaro tentativo di ricatto nei confronti di NATO e UE affinché si schierino contro Russia e Siria ed intervengano in modo pratico con supporto militare, oltre che politico (basti ricordare la richiesta inviata a Washington per lo schieramento di batterie antiaeree PATRIOT).


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