RIVISTA ITALIANA DIFESA
Cala la spesa militare americana 12/02/2020 | Pietro Batacchi

Quasi un pò a sorpresa, forse in vista di eventuali future frenate dell'economia globale, ma anche per stornare dei fondi verso la realizzazione del Muro con il Messico, il budget della Difesa americano cala rispetto all’anno scorso. E’ la prima volta da quando Trump è Presidente. Il Pentagono ha infatti presentato una richiesta di budget per l’anno fiscale 2021 pari a 705 miliardi di dollari, in riduzione rispetto al budget 2020 approvato al Congresso, che è stato pari a 712 miliardi di dollari, ed alla richiesta del Pentagono per lo stesso anno, pari a 718 miliardi di dollari. Al bilancio base bisogna poi aggiungere i 69 miliardi di dollari per le operazioni all’estero, che crescono di 3 miliardi di dollari rispetto al 2020. A giudicare dai numeri, dunque, l’impegno militare americano all’estero non cambia a conferma di un trend, già iniziato con il secondo mandato di Obama, di minimizzazione della presenza USA fuori area. Per il resto, le scelte del Pentagono paiono quest’anno caratterizzate da una razionalizzazione delle spese, con una revisione che dovrebbe portare oltre 5 miliardi di dollari di risparmi, mentre si chiede al Congresso un incremento del 3% dei salari del personale. L’investimento sulla prontezza operativa, ovvero su training, manutenzione, supporto, ecc. è in linea con il 2020, così come l’investimento sulla modernizzazione dello strumento militare nell'ottica del contrasto ad avversari “peer” o “near peer”. Spiccano, però, i numeri che vedremo riguardanti gli stanziamenti per le tecnologie disruptive, a cominciare dalle armi ipersoniche. Numeri che indicano chiaramente l’intenzione di Washington rispetto al gap esistente in questo settore con Russia e Cina. Per quanto riguarda gli investimenti, al comparto nucleare vanno 28,9 miliardi di dollari, tra cui i 2,8 miliardi di dollari per il bombardiere strategico B-21 RAIDER, che ha però anche capacità convenzionale e che “si prende” 200 milioni in meno rispetto al 2020, i 7 miliardi di dollari per il miglioramento della struttura di comando, controllo e comunicazione, ed i 4,4 miliardi di dollari per il procurement del primo SSBN COLUMBIA. Da menzionare anche i 474 milioni di dollari per il nuovo missile cruise aviolanciato con capacità nucleare Long-Range Stand-off (LRSO) e 1,5 miliardi di dollari per il nuovo missile balistico intercontinentale Ground Based Strategic Deterrent (GBSD), i cui fondi più che raddoppiano rispetto al 2020. Alla difesa antimissile vanno 20,3 miliardi di dollari, fondi che serviranno anche a finanziare lo sviluppo (664 milioni di dollari) del nuovo intercettore NGI (Next Generation Intercpetor) che affiancherà e poi rimpiazzerà gli attuali GBI (Groud Based Intercepotr) basati a Fort Greely ed a Vandenberg. Massiccio anche l’investimento per la creazione della nuova Forza Spaziale, con il relativo Comando ed i relativi sistemi/equipaggiamenti, che è pari a 15,4 miliardi di dollari, e per la cyber sicurezza e le cyber operazioni alle quali “toccano” 9,8 miliardi di dollari. Per quanto riguarda le forze aeree, la richiesta del Pentagono è pari a 56,9 miliardi di dollari. La parte del leone la fa l’F-35 con il procurement di 79 velivoli (48 CTOL per l’USAF, 10 STOVL per i Marines e 21 CV per Navy/Marines) per una spesa di 11,4 miliardi di dollari. Lo scorso anno, ricordiamolo, era stato finanziato il procurement di 98 F-35 per 12,6 miliardi di dollari. Da evidenziare anche l'acquisizione di 12 F-15EX, al costo di 1,6 miliardi di dollari, - il programma ha dunque superato lo scoglio parlamentare – e di 24 SUPER HORNET della Marina, per i quali vengono stanziati 2,1 miliardi di dollari. Il resto va ad elicotteri da combattimento AH-64E GUARDIAN, aereocisterne KC-46A, ecc. Al futuro caccia di sesta generazione va invece un miliardo di dollari “tondo tondo”, una cifra “white” già particolarmente significativa...che va ad agigungersi alle spese finora sostenuta per la parte “black”. Per le forze navali ci sono 32,3 miliardi di dollari. L’investimento più importante riguarda il programma per l'acquisizione degli SSN classe VIRGINIA, 4,7 miliardi di dollari, seguito dai 3,5 miliardi per il procurement di 2 DDG ARLEIGH BURKE e dai 3 miliardi di dollari per il programma relativo alle nuove portaerei a propulsione nucleare classe FORD. Da segnalare anche 1,1 miliardi di dollari per le nuove fregate FFG(X) – programma di cui quest’anno dovrebbe uscire il vincitore (che ci auguriamo sia la nostra Fincantieri). Tuttavia, il fatto a nostro avviso più importante è la richiesta di 464 milioni di euro per lo sviluppo delle prime 2 Unmanned Surface Vessels (USV) (Large), che vengono così confermate dopo i primi stanziamenti del 2020. Si tratta delle unità senza pilota che nei contesti delle operazioni marittime distribuite dovranno operare come navi “porta missili”. Molto più limitato l’investimento per le forze terrestri che è pari a 13 miliardi di dollari. Tra questi, spiccano i 521 milioni di dollari per l'acquisizione di 72 blindati anfibi ACV per i Marines, un’ottima notizia per la nostra Iveco DV, 1,4 miliardi per il procurement di 4.247 veicoli tattici Joint Light Tactical Vehicles e 1,5 miliardi di dollari per l’ammodernamento di 89 carri M1 ABRAMS. Nell’ottica delle operazioni multi-dominio ad ampio spettro è evidente che il comparto terrestre viene penalizzato rispetto a quello aeronavale e spazio-cibernetico. Per il settore munizionamento la richiesta è di 21,3 miliardi di dollari, che servono a finanziare l'acquisizione di bombe a guida satellitare JDAM, SDB II, missili leggeri polivalenti aria-superficie HELLFIRE, razzi guidati per i lanciarazzi campali MLRS, ecc. Infine, ci sono i rilevanti investimenti nelle tecnologie cosiddette disruptive, necessarie per mantenere la superiorità strategica rispetto a concorrenti, come la Cina, sempre più agguerriti in questo campo. Allo studio ed agli sviluppi nel campo delle armi ipersoniche vengono assegnati ben 3,2 miliardi di dollari, alla microelettronica 1,5 miliardi di dollari e 1,7 miliardi vanno invece ai sistemi autonomi. E poi ci sono 841 milioni di euro per l’Intelligenza Artificiale e 789 milioni di dollari per le architetture “combat cloud”. Nel complesso la spesa in ricerca di base del Pentagono è pari a 14 miliardi, di cui 3,5 costituiscono il budget della DARPA.


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