RIVISTA ITALIANA DIFESA
I missili dell'Iran 08/01/2020 | Redazione

Nel contesto dell'escalation in corso tra Iran e Stati Uniti, una delle minacce con le quali Washington deve fare i conti, non certo da ora, è l'arsenale balistico dell'Iran. La balistica, difatti, è uno dei settori che Theran ha più sviluppato negli ultimi 30 anni in cooperazione sia con la Corea del Nord, e in parte con la Cina, sia autonomamente. Dopo le prime sperimentazioni congiunte con Israele di missili balistici e da crociera ai tempi dello Scià, l’Iran si trovò coinvolto nella guerra con l’Iraq, durante la quale subì numerosi attacchi ad opera di similari sistemi d’arma, con limitatissima possibilità di rappresaglia. L’Iran cercò, pertanto, di dotarsi a sua volta di tali armamenti, ma l’isolamento “equidistante” sia nei confronti degli USA che dell’URSS spinsero il Paese a contatti con la Siria e la Libia, che si risolsero nella cessione di una trentina di SCUD-B (probabilmente i missili furono ceduti dalla sola Libia, mentre l’addestramento degli operatori venne curato da entrambi i Paesi). Grazie alla Corea del Nord si riuscì ad acquisire altri quantitativi di SCUD-B (denominati intanto SHAHAB-1), con accordi che prevedevano anche forme di cooperazione per la messa a punto di impianti di produzione locale di questo sistema d’arma. Fu in questi anni che furono poste le basi del sodalizio con la Corea del Nord che dura tuttora. All’inizio degli anni ’90 la Corea del Nord cominciò a fornire anche alcuni quantitativi di HWASONG 6 (denominato localmente SHAHAB-2), ovvero una variante nordcoreana dello SCUD. Di questo originario arsenale (una parte degli SCUD venne impiegata durante la guerra contro l’Iraq) al momento dovrebbe rimanere una dozzina di complessi di lancio per SCUD-B con circa 200 missili, e circa una sessantina di HWASONG 6 (per circa 5 complessi di lancio). Ma è da anni che l’arsenale iraniano sta indirizzandosi in misura sempre maggiore verso prodotti nazionali. Dallo SHAHAB 2, per esempio, è stato derivato il QIAM 1, usato per attaccare le basi USA in Iraq questa notte. Rispetto allo SHAHAB-2, il QIAM-1 presenta una configurazione molto diversa con una testata triconica di rientro e nessuna aletta stabilizzatrice in coda. L'assenza di alette, che fa pensare ad un sistema di guida più evoluto in grado di compensare la mancanza di tali superfici aerodinamiche, garantisce un minore drag aerodinamico e, dunque, un minore consumo. Ciò spiega una gittata superiore – 700/800 km – rispetto a quella di HWASONG-6/SHAHAB-2. L'assenza di alette garantisce inoltre una minore segnatura, mentre la testata di rientro rende più difficile l'intercettazione. Un altro sviluppo locale è lo SHAHAB-3, particolarmente “attenzionato” dagli analisti occidentali sin dalla sua comparsa, perché derivato dal nordcoreano NODONG. Si tratta di un sistema a propellente liquido, dotato di una testata fra i 500 e i 650 kg, e di gittata di circa 1.500 km. Il CEP (Circular Error Probable) sarebbe di 30 m. Dello SHAHAB ne sono stati prodotte anche varianti con testate dotate di una migliore ergonomia e di sistemi di guida più performanti. Ne sono operativi, nelle differenti versioni, diverse decine. Tuttavia, il missile più temibile nell'arsenale iraniano è il SEJIL, noto anche come ASHURA. Si tratta di un missile bi-stadio a propellente solido – il propellente solido consente tempi di allerta e messa in opera molto più rapidi del propellente liquido – accreditato di un raggio di azione di 2.000 km ed una testata da circa 1.000 kg (il peso varia a seconda delle versioni). Per quanto riguarda i missili a corto raggio, l'Iran da tempo ha sviluppato la famiglia FATEH. Si tratta di ordigni a propellente solido con una gittata nell'ordine dei 200 km ed un sistema di guida che ne garantisce una discreta precisione. Accuratezza e gittata sono state via, via incrementate fino alla variante più recente ZOLFAGHAR, accreditata di una portata fino a 700 km. I missili balistici iraniani possono essere dotati sia di testate convenzionali sia di testate caricate con agenti chimici, circostanza che ne accresce notevolmente il potenziale deterrente.


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