RIVISTA ITALIANA DIFESA
I radar passivi 30/12/2019 | Paolo Quaranta

I sensori devono garantire capacità operative avanzate sia offensive che difensive nei complessi scenari operativi odierni e in quelli ipotizzabili nell’immediato futuro. Nonostante l’avvento di sensori passivi che operano in altre bande dello spettro elettromagnetico, il radar rimane ancora oggi il principale sensore militare. L’evoluzione della guerra elettronica, però, ha condotto a radar più “furtivi” (per esempio grazie alla tecnica LPI, Low Probability of Intercept) affinchè risulti più difficile per il nemico rilevarne il segnale. Infatti bisogna sempre considerare che un nemico ben equipaggiato può acquisire la fonte dell’emissione elettromagnetica e tenere traccia del segnale rilevato. Contrariamente ai sensori attivi (che rilevano la risposta riflessa da un oggetto irradiato da una fonte di energia emessa dal sensore stesso, come nei radar tradizionali) i sensori passivi non generano segnali propri, ma rilevano radiazioni elettromagnetiche emesse dal bersaglio o riflesse per altri fenomeni. La moderna tecnologia sta mettendo a punto, tra molti sensori passivi, anche radar con queste caratteristiche, il cui funzionamento (e quindi presenza) non è rilevabile dai sistemi di sorveglianza elettronica del nemico.

Tutto l'articolo è disponibile su RID 1/20.


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