RIVISTA ITALIANA DIFESA
In servizio la seconda portaerei cinese 18/12/2019 | Fabio Di Felice

Con una cerimonia solenne svolta presso la base navale di Sanya-Yulin sull’isola di Hainan, la People’s Liberation Army Navy – PLAN, la Marina militare Cinese, ha ufficialmente introdotto in servizio la sua seconda portaerei, con numero identificativo 17, denominata SHANDONG. Come testimoniato dalla presenza del Presidente Xi Jinping, l’evento è stato di significativa importanza dato che la nuova unità navale è stata totalmente costruita in Cina. La SHANDONG, infatti, anche se simile alla prima della sua serie, la ex sovietica VARYAG acquistata dal Governo cinese nel 2001 dall’Ucraina e ribattezzata LIAONING, è stata totalmente costruita presso gli stabilimenti della Dalian Shipbuilding International Corporation (DSIC) e varata il 26 Aprile 2017. La SHANDONG è entrata in servizio dopo aver effettuato un intenso numero di prove in mare a partire dal maggio 2018, incluso l’attraversamento del delicato stretto di Taiwan. La somiglianza con la prima della classe è solo apparente, sono infatti evidenti alcune significative modifiche frutto dell’esperienza maturata dalla Marina Cinese con la LIAONING: l’hangar è stato notevolmente ampliato, ed è in grado di ospitare fino a 32 caccia J-15 (rispetto ai 26 della Liaoning), il ponte è passato da uno a 2 livelli con una maggiore visibilità verso l’esterno, ed infine il tonnellaggio è anch’esso notevolmente aumentato passando da 58600 a circa 70000 t. Nonostante la sede della cerimonia, la provincia di Hainan, possa apparire una provocazione o un modo per sottolineare “la forte volontà” con cui la Cina rivendica i suoi diritti nel South China Sea, va sottolineato il fatto che la presenza di una seconda portaerei cinese non cambia sostanzialmente l’equilibrio delle forze nel Pacifico, soprattutto nei confronti della US Navy. Con l’entrata in servizio della SHANDONG però la Cina, oltre ad entrare a far parte del ristretto club di elite dei Paesi che vanta più di una portaerei, ha però aumentato la sua capacità di coercizione nei confronti degli altri Paesi asiatici e la capacità di intervento nel difendere i propri interessi in possibili aree di crisi nel mondo.


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