E’ ufficialmente partito oggi il Vertice NATO di Londra che giunge al termine di un anno nel quale l’Alleanza celebra il suo 70° anno di esistenza. Si tratta di un appuntamento molto delicato che vede da un lato l’emergere di nuove tensioni tra alleati e, dall’altro, il consolidamento di uno scenario sempre più imprevedibile e volatile. Tra i temi in discussione, meritano particolare menzione il burden sharing, ma anche la Cina. Per quanto riguarda il primo tema, la spinta dell’Amministrazione Trump sta portando i primi risultati se è vero, come sottolineato dal Segretario Generale Jens Stoltenberg, che gli alleati europei ed il Canada hanno aumentato nel 2019 le loro spese militari del 4,6%, quinto anno consecutivo di incremento, con una crescita complessiva di 130 miliardi di dollari, avendo come riferimento il quinquennio 2016-2020, mentre sempre quest’anno sono 9 i membri dell'Alleanza che hanno raggiunto la fatidica soglia del 2% di spese per la Difesa sul PIL. La Cina, invece, entra di prepotenza nell’agenda del Vertice, chiaramente su pressione americana, ma anche perché ormai si fa largo la consapevolezza pure tra i partner europei che con il tempo Pechino diventerà anche per il Vecchio Continente un concorrente, tanto economico quanto militare. Gli altri temi in agenda, non meno importanti, riguardano la dichiarazione ufficiale dello Spazio come nuovo dominio operativo - al pari di terra, cielo, mare e cyber-spazio – il controllo degli armamenti, dopo la fine del Trattato INF, l’ulteriore potenziamento della prontezza delle forze dell'Alleanza e l’aggiornamento del piano di azione contro il terrorismo. Sullo sfondo, come si accennava in apertura, si stagliano le tensioni tra alleati dovute alle spinte unilateraliste in campo commerciale dell'Amministrazione TRUMP, al ruolo sempre più ambiguo della Turchia dentro l'Alleanza, in particolare alla luce delle recenti operazioni militari di Ankara contro i Curdi dell’YPG nel Nordest siriano, ma anche agli strascichi delle dichiarazioni di un Macron – che aveva sancito la “morte cerebrale” della NATO – sempre più desideroso di imprimere il sigillo dell’Eliseo sul processo d’integrazione della difesa europea.