RIVISTA ITALIANA DIFESA
Profumo, con Leonardo verso il futuro 25/11/2019 | Pietro Batacchi

Gli scenari stanno cambiando e l’Italia si trova ad un bivio, appesa tra il suo passato di media potenza regionale con un modello industriale unico al mondo, basato sulla piccola e media impresa di matrice e cultura essenzialmente artigiane, ed un futuro di potenza media con interessi globali ed un’industria avanzata basata sull’innovazione tecnologica continua. Un passaggio delicato e strategico che il nostro Paese deve per forza compiere se vuole davvero restare agganciato al treno di chi cresce e va avanti a fronte di una concorrenza sempre più numerosa e spietata. In questo contesto la difesa e la sua industria assumono una rilevanza straordinaria e mai così dirimente. Difatti, l’Italia potrà continuare a godere di una serie di vantaggi competitivi – con il relativo peso internazionale e la conseguente capacità di contrattare benefici - se manterrà la sua capacità di produrre sistemi ad altissimo contenuto tecnologico come quelli che caratterizzano gli strumenti militari più avanzati. Anzi, il futuro in quanto tale passa da un incremento di questa capacità e dal rafforzamento di un bagaglio tecnologico oggi certamente importante ma che deve essere sostenuto e arricchito ulteriormente con investimenti, ma anche con con consapevolezza e cultura. Ma consapevolezza e cultura significa soprattutto informare l’opinione pubblica e renderla edotta circa la rilevanza dell’industria della difesa e dei benefici che essa porta per la sostenibilità e la crescita nel tempo di tutto il sistema Paese. Abbiamo allora voluto sentire chi più di ogni altro ci poteva dare un'opinione qualificata in merito, ovvero il Dott. Alessandro Profumo, Amministratore Delegato di Leonardo. Appuntamento, dunque, al settimo piano di Piazza Montegrappa per un’intervista esclusiva con un Manager proveniente dalla Banca ma che ha dimostrato di sapersi calare con straordinaria passione e lucidità nel ruolo di guida della principale azienda manifatturiera italiana. L’intervista integrale sarà disponibile con RID 12/19 in edicola da domani, martedì 26 novembre.

 

Cosa rappresenta oggi un’azienda come Leonardo per il sistema- Paese Italia?

Leonardo rappresenta una pluralità di cose, ma prima di tutto uno strumento della politica internazionale dell’Italia perché si tratta di un gruppo che opera in un settore strategico per il Paese che riguarda direttamente i rapporti di alto livello con gli altri Stati. Il secondo aspetto è che quando si parla di Leonardo si parla della principale realtà manifatturiera del Paese. È un dato di fatto e lo dicono anche i numeri, con oltre 30.000 addetti nel nostro Paese. E non solo ovviamente.

 

Appunto, poi c’è la strategicità del settore che Lei ha richiamato immediatamente...

Assolutamente, ma se guardiamo sempre ai numeri è bene ricordare pure che Leonardo è un “big spender” in ricerca e sviluppo. Ciò significa che l’azienda partecipa in maniera molto importante alla formazione, alla creazione ed al sostentamento del capitale intellettuale del Paese con una spesa a livello di gruppo pari ad 1,5 miliardi di euro annui - in parte finanziata dal cliente ed in parte a valere sul nostro bilancio e, ancora, in parte sostenuta all’estero ed in parte in Italia. Su ricerca e sviluppo torneremo a breve, prima però ancora 2 parole sul quel concetto di strumento della politica internazionale che mi suona molto bene e che mi piace molto... Intanto, come Lei sa, Leonardo è un’azienda molto grande nel campo della difesa e sicurezza con un fatturato al 31 dicembre 2018 di 12,2 miliardi di euro. Di questi, il 15% è generato in Italia e l’85% all’estero. Per cui mi sembra evidente quale sia la natura di Leonardo e, soprattutto, quale sia l'importanza dell'interconnessione tra l’azienda ed il sistema istituzionale del Paese, considerando pure il fatto che solo per avviare una trattativa con un cliente estero è necessaria l'autorizzazione delle autorità italiane. Attenzione, però, non bisogna farci trarre in inganno dalla percentuale di fatturato che facciamo nel nostro Paese dicendo che è poco rilevante poiché in quel 15% c’è molto dello sviluppo di nuovi prodotti per il sistema di difesa dell’Italia che, essendo particolarmente apprezzato nel mondo, diventa un elemento di garanzia di ciò che Leonardo realizza.

La Legge Navale può essere a tal proposito considerato un archetipo di questo schema...

Certamente, ma ci tengo a ricordare anche gli addestratori M-345 ed M-346, così come il nuovo elicottero AW-249. Sono tutti figli dei requisiti e delle esigenze del cliente nazionale.

Un cliente peraltro molto esigente…

La qualità della richiesta è un aspetto fondamentale. Quello nazionale è un cliente come Lei diceva molto esigente, ma anche capace e molto apprezzato sul piano internazionale grazie all’impegno che sul fronte della sicurezza l’Italia ha espresso negli ultimi 30 anni su tutti i teatri del globo. Esigente, capace ed apprezzato: 3 elementi che rappresentano la garanzia di ciò che Leonardo realizza. Ecco, veniamo alla ricerca e sviluppo.

Quanto è importante la spesa in tale ambito per un’azienda come Leonardo?

Più che di spesa parlerei di investimento, ovvero di un investimento senza il quale non potremmo costruire il nostro futuro. Da questo punto di vista è, ancora una volta, fondamentale l'interconnessione con le istituzioni perché è questa che ci consente di capire quali sono i bisogni che potranno emergere a lungo termine.

Quali sono le innovazioni tecnologiche su cui state investendo maggiormente e quelle su cui investirete ancor di più in futuro?

Esistono diversi livelli sui quali si può e si deve lavorare. Ci sono innanzitutto delle tecnologie che possono e devono essere comuni tra le nostre 5 Divisioni. Per esempio, pensiamo ad intelligenza artificiale, big data, robotica/sistemi autonomi, simulazione, cifrature, capacità di calcolo e altro ancora. Sono quelle tecnologie che noi chiamiamo abilitanti e che vogliamo sviluppare in maniera coordinata per poi mettere a disposizione delle Divisioni consentendo loro di essere ancor più rapide nello sviluppo dei prodotti. Dopodiché abbiamo la cosiddetta innovazione di prodotto, legata più propriamente alle succitate Divisioni, che può spaziare dai materiali, alle tecnologie produttive, ecc.

Tra le tecnologie che Lei ha tratteggiato, quali possono essere le innovazioni premianti in grado di consentire ad un Paese come l’Italia di mantenere quel vantaggio competitivo tuttora esistente nei confronti di Paesi emergenti quali Corea del Sud, India, Cina, ecc.?

Sono convinto che Leonardo debba continuare a lavorare molto su tutta la componente digitale – in particolare quella legata all’intelligenza artificiale ed ai big data – ma anche sulla componente dei sistemi autonomi.

Veniamo al TEMPEST. A settembre anche l’Italia come Paese è entrata nel programma formalizzando la prima fase di un percorso assieme al Regno Unito. Ecco, per Leonardo cosa rappresenta il TEMPEST in termini industriali, tecnologici e di contenuti d’innovazione?

Per prima cosa vorrei sottolineare il fatto che il tema non è tanto cosa rappresenta il TEMPEST per Leonardo quanto piuttosto cosa rappresenta per l’industria della difesa italiana nel suo complesso. Stiamo infatti parlando della partecipazione di un team di imprese nazionali e di una significativa base di piccole e medie imprese che lavoreranno nel tempo sul TEMEPST come del resto hanno fatto e stanno facendo con l’Eurofighter TYPHOON. Già in questa prima fase, come Lei sa, oltre a Leonardo all'iniziativa partecipano MBDA Italia, Avio Aero ed Elettronica. Dopodiché ricordiamo che si tratta di un programma strutturato in fasi e basato su una comunalità strategica ed operativa tra Italia e Regno Unito che parte con il TORNADO e prosegue con successo con l’Eurofighter TYPHOON e l’F-35. Ciò significa che esiste una strategia di difesa aerea che ha delle logiche comuni e che lega in maniera molto stretta le 2 Aeronautiche, senza dimenticare, ovviamente, la partecipazione della Svezia. Tornando a Leonardo è chiaro che si tratta di un programma fondamentale, poiché ci consentirebbe di mantenere e rafforzare quelle capacità a livello industriale che oggi abbiamo sul TYPHOON e che si traducono anche in migliaia di addetti di altissima qualità.

A tal proposito, il TEMPEST potrà anche a livello di volumi e ricadute ripetere un’esperienza come quella dell’Eurofighter che ha avuto un impatto enorme sull’industria aeronautica del nostro Paese?

Dovremo lavorare perché questo accada.

Avviamoci alla conclusione. Piano Industriale, qual è il suo bilancio finora?

Molto sinteticamente: abbiamo fatto meglio di quanto avevamo promesso.

Uno dei cardini del Piano Industriale è la nuova strettura centrale del CCO (Chief Comemrcial Officer). Intendete svilupparla e rafforzarla ancora di più?

Il CCO presidia 2 aree di attività fondamentali: quella commerciale ed il customer support. Credo che i risultati ottenuti siano stati buoni, ma a livello di strutturazione il processo è ormai completato. Certo, stiamo aprendo ancora alcuni uffici internazionali ed alcune società laddove è necessario – per esempio a brevissimo apriremo un ufficio a Lima, in un Paese come il Perù per noi strategico – ma adesso si tratta di dare corso a ciò che abbiamo fatto e pianificato. Per cui non ci sono cambiamenti in vista.

Invece il rapporto del CCO con le Divisioni come sta andando? L’ha soddisfatta? Qualcosa può essere modificato e migliorato?

Vedo che Lei è molto addentro alle nostre questioni...Lo dico allora con chiarezza: c’è un conflitto di interessi tra CCO e Divisioni che voglio rimanga. Il CCO ha un obiettivo commerciale ed ha un orientamento a vendere, pur guardando ovviamente alle marginalità. Le Divisioni hanno un orientamento ad avere profittabilità dalle commesse e dai programmi, pur condividendo chiaramente il medesimo obbiettivo commerciale. Mi spiego meglio. Un conflitto c’è perché se fosse per il CCO abbasseremmo sempre un po' i prezzi, fosse per le Divisioni li alzeremmo sempre un po'. Ma questo è un conflitto sano, che fa bene all’azienda. E poi non dimentichiamoci che alla fine c’è sempre un Capo pagato per decidere e risolvere i conflitti.


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