RIVISTA ITALIANA DIFESA
Forze speciali e missioni all’estero 12/11/2019 | Pietro Batacchi

Dopo l’attacco di domenica ad un team delle nostre forze speciali in Iraq è ripartito il dibattito sulla presenza militare italiana all’estero e su ciò che effettivamente fanno le nostre forze speciali in un teatro come quello iracheno. Al solito, si tratta di un dibattito schizofrenico, fatte salve alcune eccezioni, dettato dall’emozione e dalla pancia, piu’ che dall’analisi e dalle considerazioni empiriche. Cerchiamo di fissare, allora, alcuni punti fermi. Il primo, e piu’ evidente, è che l’Italia da 30 anni a questa parte è uno dei principali fornitori di sicurezza internazionale del pianeta. Lo dicono i numeri, con migliaia di uomini schierati regolarmente in diverse operazioni all’estero. Una politica che ha permesso al nostro Paese di guadagnarsi un importante capitale in termini di credibilità e di affidabilità. Suona paradossale, ma è così: l’Italia è piu’ affidabile sul piano internazionale di una Germania, per esempio, ed è un partner costantemente ricercato. Peccato che questo capitale venga sistematicamente non utilizzato dalla sua classe politica e ignorato dal sistema mediatico, al di là, lo ripetiamo, di alcune eccezioni. Il secondo aspetto da sottolineare è che il tanto decantato Art.11 della Costituzione va letto per intero. L’Italia, pertanto, nell’ambito del circuito di alleanze che ne caratterizzano la politica estera opera per garantire la sicurezza e la pace, ma la pace non è un dono di Dio calato dall’alto, ma una condizione benefica che alle volte va creata e mantenuta, soprattutto quando si ha che fare con “galantuomini” come lo Stato Islamico, Al Qaeda o chi per loro. Terza considerazione: il ruolo delle forze speciali. In Iraq, I nostri uomini del “comparto” - lo ricordiamo: uno dei migliori al mondo senza ombra di dubbio - conducono, su richiesta del Governo di Baghdad e nell’ambito di una missione che gode della piu’ ampia copertura possibile in sede ONU, una delle loro 3 missioni istituzionali: la cosiddetta MA (Military Asssistance). Si tratta di una missione in supporto delle componenti di élite della controparte - leggi Counter Terrorism Service ed Emercency Response Division iracheni e Special Tactci Unit curda – volta ad indirizzarne e plasmarne la condotta di comando ed operativa nel contrasto ad una minaccia interna di tipo esistenziale, nella fattispecie la minaccia rappresentata dallo Stato Islamico. Stiamo, dunque, parlando di una missione a carattere strategico che comprende il training, il supporto alla pianificazione, il supporto informativo e d’intelligence, il JTAC (Joint Terminal Air Controller, controllo e guida terminale agli attacchi aerei) e l’orientamento/accompagnamento delle unità della controparte sul campo nelle loro attività di pattugliamento e/o controllo del territorio. E’ chiaro che in quest’ultimo caso i rischi ci sono, ma il nostro personale è comunque autorizzato a rispondere, seguendo regole d’ingaggio ben definite, in caso di imboscate o attacchi.


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