RIVISTA ITALIANA DIFESA
Vecciarelli, 4 Novembre e Forze Armate 04/11/2019 | Pietro Batacchi

Nell’occasione della celebrazione del 4 Novembre abbiamo potuto sentire in esclusiva il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Enzo Vecciarelli, con il quale ci siamo intrattenuti sia sul significato della ricorrenza sia sull’attuale stato delle Forze Armate italiane, e con il quale torneremo rpesto a parlare. 

Generale, qual è il significato della ricorrenza del 4 Novembre?

La celebrazione del 4 novembre è insieme compleanno e rinascita della Forze Armate e dell’Unità nazionale. Celebriamo e rinnoviamo, nella forma più alta e profonda, il legame indissolubile che esiste fra le Forze Armate, l’Italia e il suo popolo. Un rapporto in cui le Forze Armate rappresentano la massima espressione dell’identità e dell’unità nazionale; principi che, in particolar modo nel contesto attuale, costituiscono un riferimento permanente ed imprescindibile. Le Forze Armate sono patrimonio di tutti gli italiani e custodiscono i valori di riferimento di ogni società democratica: libertà, senso dello Stato, orgoglio nazionale, amor di Patria. Sono un irrinunciabile elemento di continuità tra passato, presente e futuro, un patrimonio valoriale essenziale per il Paese, che non può prescindere dal proprio passato se vuole guardare con successo al futuro. Le Forze Armate sono un elemento di sicuro affidamento per il Paese, come dimostra la loro storia: una storia di impegno senza riserve per la collettività e per la comune sicurezza, anche nei momenti difficili e nelle situazioni di emergenza in Patria e all’estero. A 101 anni dalla fine della Grande Guerra e a 73 della fine della 2ª Guerra Mondiale ha ancora senso celebrare il 4 Novembre perché la pace non è scontata e la coesione nazionale, da cui allora scaturì l’energia morale e materiale per conseguire la vittoria, continua ad essere il centro di gravità per la difesa e sicurezza del Paese, anche alla luce delle nuove potenziali minacce. Per le Forze Armate italiane, lo spirito di servizio verso la Patria, la Sua difesa hanno un significato morale forte ed elevato, che va oltre la semplice accezione di tutela fisica e territoriale, ma fa riferimento a un sistema di beni e valori da preservare in modo collettivo con un coinvolgimento sempre più interforze, inter-agenzia e integrato con le altre Forze Armate straniere che operano nell’ambito delle Organizzazioni internazionali dell’ONU, della NATO e dell’Unione Europea.

Qual è la situazione delle Forze Armate oggi?

Le Forze Armate svolgono da anni un ruolo importante e necessario, nonostante il budget della Difesa italiano sia ben al di sotto della media dei paesi europei. E questo grazie ad un personale che costituisce l’elemento essenziale che ha garantito il livello e la qualità dell’impegno delle Forze Armate e intorno al quale deve articolarsi lo sviluppo dello strumento militare. Le donne e gli uomini della Difesa sono altamente motivati e determinati, e svolgono il proprio servizio in favore del Paese con slancio, senso del dovere e dedizione incondizionata. Basti pensare che circa 13.000 militari sono impegnati quotidianamente per garantire la difesa e sicurezza del Paese all’interno e all’esterno dei confini nazionali. L’Italia oggi è impegnata in ben 38 missioni (di cui 36 fuori dai confini del Paese e 2 sul territorio nazionale) in 27 paesi/aree geografiche. In Patria sono impegnati circa 7.300 militari in attività permanenti di sorveglianza della sovranità e sicurezza nazionale, di cui più del 90% in concorso alle forze di Polizia nell’ambito dell’Operazione Strade Sicure. All’estero sono circa 6.000 gli uomini e le donne della Difesa impegnati a proteggere gli interessi nazionali, gli spazi euroatlantici e la sicurezza internazionale: dalle acque del Mediterraneo Allargato, al Continente africano, ai cieli dell’Islanda, fino all’Asia Centrale. L’attenzione nei confronti del personale deve prendere forma attraverso azioni concrete, percorribili, eque, che salvaguardino e tutelino i diritti dei nostri uomini e delle nostre donne in uniforme: dal giovane volontario in ferma prefissata fino al nostro militare più anziano, depositario di valori umani e professionali, fonte di crescita e patrimonio valoriale per le nuove generazioni. Investire sulla risorsa umana significa inoltre tutelare il grado di operatività che dovrà contraddistinguere lo Strumento Militare Nazionale nel prossimo futuro. In un ambiente via via sempre più digitalizzato, la componente umana continuerà infatti a rappresentare l’essenza della natura delle Forze Armate e dell’operatività dello Strumento Militare, la cui centralità si dovrà fondare su elevatissime competenze professionali e sulla massima condivisione degli obiettivi da conseguire.

A proposito di operatività cosa ci può dire della modernizzazione dello Strumento Militare?

Per prima cosa vorrei sottolineare il fatto che è necessario sopperire con un piano pluriennale di ammodernamento al progressivo invecchiamento delle piattaforme in inventario. Ma ancor di più, è necessario un cambio di passo in termini di progresso tecnologico, interoperabilità e digitalizzazione che dovrà rendere lo Strumento Militare Nazionale capace di fronteggiare senza indugio e con adeguate capacità – anche quelle ad oggi non del tutto sviluppate o anche solo ipotizzabili – le nuove sfide e minacce. Solo così sarà possibile sviluppare Forze Armate moderne e rilevanti per il Paese, in grado di operare in tutti i domini con prontezza ed efficacia, allargando il proprio campo di azione anche allo Spazio e all’ambiente cibernetico, e di esprimere capacità credibili che possano preservare la sicurezza della Nazione, svolgendo, nel contempo, insieme ai Paesi Alleati, un’efficace azione di deterrenza. Saranno necessarie nuove competenze e capacità nell’ambito della gestione dei Big Data e nel campo dell’Intelligenza Artificiale, sviluppando conoscenze e competenze nel settore dell’analisi predittiva e del supporto all’attività dei decisori. Un supporto che si potrà potenziare anche con l’implementazione di nuovi sensori e assetti atti a fornire superiorità informativa (satelliti di osservazione e piattaforme di sorveglianza persistente e strategica) e conoscitiva (capacità di Comando e Controllo basate sulla tempestività, sull’interoperabilità e sulla completa conoscenza e consapevolezza dell’area di operazioni). A tali risultati si potrà giungere solo approcciando lo sviluppo capacitivo dello Strumento Militare Nazionale con presupposti che impongano la disponibilità di nuove piattaforme e nuovi sistemi totalmente interconnessi tra di loro, integrati dalla fase di pianificazione a quella di esecuzione, possibilmente interscambiabili negli effetti operativi desiderati. Un approccio “Joint by design” con focus sugli effetti, prima che sulle piattaforme da impiegare, e sui risultati complessivi piuttosto che su quelli limitati di settore, che consenta alle differenti Componenti di esprimere uno Strumento Militare Nazionale complessivamente sincronizzato ed efficace, dove le differenti piattaforme siano moltiplicatori di forze reciproci.

Qual è il ruolo della Difesa e dell’Italia nell’attuale contesto internazionale e di alleanze?

L’Italia, in virtù della sua peculiare posizione, è interessata dai principali flussi di carattere globale; flussi che possono tanto veicolare opportunità di prosperità e crescita, quanto problematiche di sicurezza nazionale, di sicurezza energetica e, di riflesso, di coesione sociale. La schematizzazione di tali opportunità e minacce potrebbe essere ricondotta alla figura di un triangolo circoscritto all’Italia. Il lato orientale è caratterizzato prevalentemente dagli Stati in competizione strategica; i principali fenomeni destabilizzanti per la sicurezza nazionale sono associati alla base meridionale del triangolo, ovvero il Continente africano; ad Occidente si colloca invece il lato strategico delle alleanze, il legame europeo e transatlantico, da preservare in senso economico, culturale e militare. Da questa schematizzazione emerge quindi la pluralità delle sfide per il nostro Paese, con una caratterizzazione data da un elevato grado di complessità ed imprevedibilità, ascrivibile a fattori naturali e ad attori statuali e non statuali. Tra questi ultimi le organizzazioni terroristiche internazionali, pervasive e multiformi, costituiscono la minaccia principale. Nessun Paese è oggi in grado di affrontare, da solo, le attuali sfide alla sicurezza. Pertanto, l’Italia partecipa attivamente alle iniziative per promuovere la stabilità, nell’ambito delle maggiori Organizzazioni Internazionali e di quelle su base regionale. Soprattutto, l’Alleanza Atlantica e l’Unione Europea costituiscono per l’Italia il retroterra strategico, militare, economico e culturale da preservare. Con tali Organizzazioni, condividiamo la direttrice maestra del nostro percorso fatto di valori condivisi, storia, ideali e speranze. In parallelo, l’Italia riconosce il valore delle iniziative per la pace e la sicurezza condotte dalle Nazioni Unite di cui siamo il primo contributore tra i Paesi Occidentali. Le relazioni tra NATO e UE sono caratterizzate da una collaborazione sempre più stretta, ovvero da un rapporto in continuo miglioramento che si basa sul consolidato, reciproco, riconoscimento della primazia della NATO per difesa collettiva e sulla sempre maggiore consapevolezza che l’autonomia strategica dell’Unione è necessaria e non in conflitto con il legame transatlantico.

Al di là del tradizionale perimetro delle Alleanze, esiste un residuo di autonomia per l’Italia e le sue Forze Armate, anche alla luce dell’incertezza degli attuali scenari?

Nonostante la continua evoluzione e le sempre più efficaci sinergie tra NATO e UE, talvolta, per conseguire una maggiore rapidità o efficacia di intervento, ed ovviare alle difficoltà, anche di natura socioculturale, di queste organizzazioni di intervenire in determinati contesti, è opportuno che le Forze Armate Italiane siano in grado di operare anche in consessi cooperativi “più ristretti” per assicurare – sotto la guida dell’Autorità Politica – i precipui interessi strategici, pur non rinunciando, in principio, a promuoverli nelle Organizzazioni Internazionali di riferimento. Questo significa valorizzare la capacità nazionale di trovare convergenze strategiche con altri Paesi, con i quali instaurare opportuni dialoghi cooperativi, ma anche poter agire in autonomia negli scenari di prioritario interesse nazionale. Ad esempio, va menzionata la recente apertura italiana alla partecipazione all’Iniziativa francese denominata EI2 (European Intervention Initiative), che si prefigge l’obiettivo di creare una comunità di Stati europei pronti a condividere informazioni, e a lavorare sui settori dell’”anticipazione” strategica, del training, della pianificazione e dell’interoperabilità allo scopo di essere pronti, qualora le rispettive autorità politiche nazionali decidessero in tal senso, a intervenire sotto forma di coalizione in operazioni a salvaguardia della sicurezza comune.


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