RIVISTA ITALIANA DIFESA
I missili anti-nave supersonici 28/09/2019 | Massimo Annati

Se si considerano i missili anti-nave in servizio nel mondo, una delle prime osservazioni riguarda la disparità delle velocità. Le Marine occidentali continuano a basarsi prevalentemente su missili subsonici, spesso evoluzioni tecnologiche di modelli nati negli anni '70. Al contrario, Cina, India e Russia (e Iran…) mostrano una significativa attenzione per i missili supersonici, che schierano in gran numero e, ancor più importante, continuano a sviluppare nuove armi supersoniche ed ora anche ipersoniche (oltre 5 Mach). Si assiste ad una vera e propria proliferazione, con numerosi modelli di missili anti-nave supersonici che vengono proposti sul mercato, sia per l’esportazione che per il Paese produttore, e con l’intera gamma d’impiego per quanto riguarda le piattaforme di lancio: aerei, navi di superficie, sottomarini, batterie costiere. La differenza operativa è significativa, specie per quanto riguarda i tempi a disposizione della difesa per la scoperta, identificazione e per sviluppare una reazione efficace. Un missile subsonico occidentale (EXOCET, HARPOON, TESEO, ecc.) impiega 10 minuti per percorrere 180 km. Un missile che voli a 3 Mach percorre la stessa distanza in poco più di 3 minuti. Un missile ipersonico da 5 Mach impiegherebbe meno di 2 minuti. Il ridotto tempo a disposizione rende complesso sia l’intercetto che, soprattutto, la verifica dei risultati, eliminando quindi la parte “look” della sequenza shoot-look-shoot o shoot-shoot-look, comportando quindi un consumo di munizioni molto maggiore. L’ultima linea di difesa affidata a sistemi a cortissimo raggio tipo CIWS, operanti a 1.000-1.500 m, risulterebbe poi probabilmente inefficace, visto che anche nell’ipotesi di un colpo a segno, i rottami di un missile supersonico avrebbero un’energia cinetica tale da proseguire per inerzia fino all’impatto con la nave.

Tutto l'articolo è disponibile su RID 10/19.


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