RIVISTA ITALIANA DIFESA
La nuova DG Difesa dell’UE 16/09/2019 | Alessandro Marrone

La Commissione Europea guidata da Ursula von Der Leyen vedrà come commissario al Mercato Interno la francese Silvye Goulard, europeista di lunga data e designata da Emmanuel Macron dopo la sua (molto breve) esperienza come Ministro della Difesa. Proprio la difesa entra, per la prima volta nella storia dell’UE, nel portafoglio del Commissario Goulard incaricato di gestire la politica industriale dell’Unione, insieme allo spazio e agli investimenti nel settore digitale. Un portafoglio che si avvarrà nel 2021-2027 dei 13 miliardi di euro previsti per lo European Defence Fund (EDF) e dei 16 miliardi a bilancio per le attività spaziali. Si compie così quel processo iniziato 13 anni fa con i primi finanziamenti UE alla ricerca in ambito sicurezza e dual-use, proseguito con le direttive del 2009 sul mercato della difesa, e fortemente accelerato nel 2016, complice la Brexit, con il varo dei programmi preparatori dell’EDF. Un processo di europeizzazione, e per certi versi di comunitarizzazione, della politica industriale nel campo della difesa, oltre che dell’aerospazio e sicurezza. Si tratta di un processo oggi molto rilevante per gli stati membri che hanno un’industria nazionale della difesa e la volontà di svilupparla, in termini di innovazione tecnologica ed export, nonché di mantenere una certa sovranità operativa e tecnologica sugli equipaggiamenti per le proprie forze armate. Non a caso quindi la Direzione Generale Industria della Difesa e Spazio è sotto la responsabilità di una politica francese – sebbene la persona del Direttore Generale debba essere ancora designata, e per prassi non dovrebbe avere la nazionalità del Commissario di riferimento. Una scelta strategica, anche considerando che von Der Leyen è stata per 6 anni Ministro della Difesa e che ha presentato la sua Commissione come “geopolitica” - oltre che ovviamente “guardiana del multilateralismo”. Vi è quindi una convergenza in ambito UE tra l’agenda comunitaria della Commissione e quella intergovernativa dei principali stati membri, tra l’europeismo che vuole una maggiore autonomia strategica per l’UE e capitali come Parigi che si vedono alla guida di tale autonomia. Stiamo parlando di un processo e di una convergenza per certi versi inevitabile dati i quasi 4 anni di assenza politico-strategica di Londra dal quadro geopolitico del Vecchio Continente, con una Brexit dall’esito ancora incerto ma che già ha prodotto un’accelerazione nel processo d’integrazione della difesa europea. Anni di straniamento degli Stati Uniti di Donald Tramp da buona parte delle leadership europee – di nuovo con l’incertezza su un secondo mandato – che hanno lasciato più margini alle ambizioni francesi, cambiando anche la posizione tedesca. Dal punto di vista italiano l’Europa della difesa nel quadro UE è benvenuta a livello politico-strategico e militare, ma solo se accompagnata da una forte cooperazione sia con la Gran Bretagna – vedasi ad esempio l’adesione al TEMPEST – sia con gli Stati Uniti e la NATO. Ed è benvenuta a livello economico, industriale e tecnologico, con i 29 miliardi di euro sul tappeto tra difesa e spazio, ma solo se l’asse franco-tedesco non fa cappotto dei progetti più importanti e delle tecnologie più premianti. Come in altri ambiti UE, si tratta quindi oggi per l’Italia di sostenere un’Europa della difesa in linea con gli interessi nazionali promuovendo proposte e personale adeguato, a tutti i livelli, costruendo alleanze solide e progetti credibili, e influendo per tempo sui processi decisionali.


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