RIVISTA ITALIANA DIFESA
Le bolle A2/AD cinesi 21/08/2019 | Gabriele Molinelli

Le “bolle” A2/ADcinesi nel Pacifico rappresentano ad oggi la principale questione strategica e militare. Mentre le Forze Armate statunitensi si concentrano sul Multi Domain Warfare e nelle operazioni distribuite come contromisura per sfondare e rendere inefficaci tali bolle, le forze Cinesi continuano ad investire nella loro creazione e nel loro rafforzamento. La Cina definisce la sua strategia bellica come “difesa attiva”, un concetto strategicamente difensivo, ma operativamente offensivo. In altre parole, la Cina si ritiene autorizzata ad impiegare proattivamente la sua potenza militare in modo “difensivo” contro un qualsiasi paese identificato da Pechino come minaccioso, anche in assenza di un vero attacco militare avversario. Lo stesso filo conduttore si può riconoscere nel concetto cinese del “periodo di opportunità strategiche”, ovvero il presente, identificato come un prezioso lasso di tempo in cui, senza arrivare alla guerra aperta, è possibile agire con modalità più subdole per assicurarsi posizioni di vantaggio. Non può esserci in questo senso un esempio più chiaro della costruzione delle isole artificiali nelle isole Spratly e Paracel come mezzo per consolidare un effettivo dominio cinese sul Mar Cinese Meridionale che, a dispetto delle sentenze dei tribunali internazionali, è ormai indiscutibile. Soltanto un conflitto maggiore che coinvolgesse gli Stati Uniti potrebbe ribaltare l’attuale precario equilibrio di forze, ma la Cina sta accuratamente dosando violenze, provocazioni ed espansionismo per restare sempre al di sotto della soglia fatidica dello scontro aperto. Le bolle A2AD sono perfettamente in linea con il pensiero strategico cinese: primariamente difensive, rappresentano però di fatto uno strumento offensivo in quanto cementano il dominio cinese su vaste aree contese da molteplici altri paesi costieri, ed isolano sempre più questi paesi dall’assistenza esterna, principalmente americana. In proporzione all’aumentare dei pericoli che la US Navy dovrebbe affrontare per accedere al Mar Cinese Meridionale incrementa la libertà d’azione della People Liberation Army Navy e si rafforza quindi la supremazia di Pechino. Operando all’interno delle bolle “difensive”, la Marina cinese in continua e rapida espansione numerica e capacitiva può proiettare potenza in modo sempre più decisivo. Le bolle A2AD essenzialmente si compongono di forti difese contraeree a lungo raggio, sensori integrati per il targeting e capacità offensive a lungo raggio. Queste capacità offensive sono ancora primariamente rappresentate da centinaia e centinaia di missili balistici e cruise a corto e medio raggio, lanciati da terra ed armati con testate convenzionali ed anti-nave. L’enorme numero di questi missili rappresenta un importante vantaggio asimmetrico che la Cina ha consapevolmente sfruttato al massimo poiché gli Stati Uniti, vincolati (almeno finora) dal trattato Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty, il famoso INF, non dispongono di sistemi con cui rispondere, al di là ovviamente del TOMAHAWK lanciato da unità navali o dai cruise aerolanciati. Con i missili la Cina bilancia il fatto che le forze aeronavali statunitensi sono ancora decisamente superiori per capacità quanto non anche per numero. L’Aeronautica cinese, per esempio, è ancora relativamente “a corto raggio”, a causa in particolare del limitatissimo sviluppo del parco aerocisterne, ma la disponibilità di un gran numero di missili da 3.000 o 4.000 Km di gittata ridimensiona il problema. Negli anni 80’, l’allora comandante della PLAN, ammiraglio Liu Huaqing, fece sua la strategia della “prima catena di isole”, originariamente un piano americano per contenere le allora 2 potenze comuniste in Asia, stabilendo l’obiettivo di sviluppare capacità per dominare quella fascia di mare. La prima catena di isole scende dalle Curili al nord lungo la costa giapponese, Taiwan, e ingloba le Paracel e le Spratly, delimitando il Mar Cinese meridionale fra le coste di Vietnam e Malesia. La seconda catena di isole scende dalle isole vulcaniche a sud-est del Giappone e si incentra sulle Marianne, in particolare sulla strategica Guam, sede di importanti basi statunitensi. La terza catena di isole scende dalle Aleutine attraverso il Pacifico, con le Hawaii nel mezzo. Le Forze Armate cinesi hanno prima lavorato per assicurarsi il dominio sulla prima fascia, in particolare schierando le sue forze missilistiche a corto raggio di fronte a Taiwan per isolarla. Per dominare il Mar Cinese meridionale, la Cina ha schierato ingenti forze nell’area dell’isola di Hainan e, in tempi più recenti, ha potenziato le sue installazioni a Woody Island, nelle Paracel, prima di costruire le sue nuove isole artificiali ancora più a sud, nell’arcipelago delle Spratly. Lo schieramento di missili e velivoli a Mischief Reef, che si trova letteralmente nell’area d’interesse economico esclusivo delle Filippine, estenderebbe una bolla A2AD sopra Manila, sopra il Vietnam e fino alle coste malesi. Lo sviluppo di missili balistici, anche antinave, con una gittata di 4.000 km e l’immissione in servizio di velivoli a lunga autonomia armati con missili cruise a lungo raggio ha già di fatto esteso le capacità offensive cinesi fino alla seconda linea di isole, con svariati sistemi d’arma già in grado di minacciare direttamente Guam. Un’attenta osservazione dei sistemi d’arma in servizio ed in sviluppo in Cina consente di comprendere le effettive capacità delle “bolle” A2AD e di farsi un’idea del loro ulteriore sviluppo nel prossimo futuro.

Nei prossimi numeri di RID la questione verrà trattata con una grande monografia speciale.


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