RIVISTA ITALIANA DIFESA
L’Esercito Indiano 26/08/2019 | Giuliano Da Fre'

Difendere i confini e supportare l’integrità del territorio nazionale non sono concetti astratti per il Bharatiya Senaa, l’Esercito Indiano, il secondo più grande al mondo. Missioni fondamentali, e reali, cui l’impostazione neutralista e terzomondista lanciata da uno degli architetti dell’indipendenza indiana, il pragmatico e abile Primo Ministro Jawaharlal Nehru, ha affiancato anche la partecipazione, crescente, a missioni di pace e stabilizzazione: sia sotto cappello ONU, sia per agire quale potenza regionale, come nell’intervento nello Sri Lanka del 1987, o dopo il colpo di Stato delle Maldive, nel 1988. Impegni che già all’indomani dell’indipendenza (proclamata il 15 agosto 1947 assieme alla Partizione da cui nacquero Pakistan Occidentale e Orientale - dal 1972 Bangladesh), hanno visto le truppe indiane coinvolte in una vasta gamma di operazioni: dalle guerre simmetriche ad alta intensità con il rivale Pakistan, all’intero spettro delle missioni di pace, alla lotta contro le insorgenze. I soldati del Bharatiya Senaa hanno così combattuto in difficili battaglie campali tra grandi unità pluriarma, con ingenti masse di mezzi corazzati, artiglieria e appoggio aereo (nelle guerre indo-pakistane del 1965 e 1971), invaso territori caratterizzati da grandi bacini fluviali da oltrepassare sotto il fuoco nemico, affrontato lotte brevi e intense in zone montagnose, in scenari urbani e interforze, o un conflitto prolungato ad altissime quote, ma a bassa intensità, come nel Siachen dal 1984 al 2003; e infine lottato contro guerriglieri urbani e rurali, terroristi capaci di piegare la vita di una grande metropoli come Mumbai nel 2008, o di rendere un inferno per decenni la contesa aerea del Kashmir. Imprese non sempre portate a termine con successo, che tuttavia hanno formato quadri esperti e dottrine d’impiego allo stato dell’arte; ma anche costretto un’amministrazione politico-militare già afflitta da gigantismo burocratico e da pratiche di procurement non sempre trasparente, a disperdere risorse lungo molte direzioni, a volte in contrasto fra loro, e in barba alle esigenze della standardizzazione dei sistemi e della professionalizzazione, posta in crisi da continue espansioni e riorganizzazioni della struttura.

Tutto l'articolo è disponibile su RID 9/19.


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