Ieri, 15 luglio, si è svolta al Centro Alti Studi della Difesa a Roma, la parte pubblica della conferenza AIAD su Aerospazio, Difesa e Sicurezza: l’ora delle scelte strategiche. All’evento hanno partecipato il Seg. Gen. Carlo Festucci ed il Pres. Guido Crosetto, in rappresentanza dell’AIAD, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Enzo Vecciarelli, l’AD di Leonardo, Alessandro Profumo e l’AD di Fincantieri Giuseppe Bono, in rappresentanza delle aziende riunite nelle Federazione. I lavori sono stati aperti dal messaggio di benvenuto del neo Presidente del CASD, Gen Fernando Giancotti, e dall’intervento introduttivo di Crosetto che ha sottolineato come quello attuale sia un “momento particolare nel settore, avviato con scelte lungimiranti fatte da poche persone, quasi di nascosto, che hanno dato quell’indirizzo strategico che ha fatto nascere programmi di successo come il caccia Eurofighter, la prima Legge Navale, il settore elettronico, i programmi elicotteristici, le FREMM”. Tuttavia, ha proseguito Crosetto, “la scarsità di risorse di oggi impone un’uscita dalla penombra. l’industria della difesa non ha futuro se le scelte strategiche che la riguardano non vedranno il coinvolgimento di tutto il Paese, quindi Ministero della Difesa e Governo, ma anche Parlamento e i cittadini” - come avviene in tante realtà europee e non solo ndr. – “con un processo che si declina innanzitutto attraverso decisioni finanziarie. Il fallimento del Ministro Difesa nello spiegare ai colleghi quanto siano fondamentali gli investimenti nel settore (che vede un legame particolarmente forte tra grandi aziende e PMI), diventerebbe un fallimento di tutta la difesa, dell’industria e, nel medio-lungo termine, anche dello Stato e della sua credibilità al livello internazionale”. Del resto, i numeri resi noti dalla Federazione parlano chiaro. L’AIAD conta oltre 16,2 miliardi di euro di prodotti, con un valore aggiunto di circa 5 miliardi, una produzione destinata per il 70% all’export, ed un’incidenza sull’occupazione che conta più di 50.000 persone, che salgono a 230.000 se si considerano gli occupati indiretti e l’indotto. Inoltre, la Federazione si colloca al secondo posto in Italia come investimenti nella ricerca e sviluppo (1,5 miliardi di euro), mentre il gettito fiscale complessivo supera i 5 miliardi. “Questo è il momento in cui si decide se l’industria italiana della difesa esisterà ancora tra 20/30 anni e se verrà ancora considerata di interesse nazionale ed elemento fondamentale della strategia complessiva di un Paese”. Francia e Germania hanno già palesato l’ambizione di guidare la Difesa europea, con una strategia seria a supporto dei rispettivi comparti industriali. Lo dimostra, il recente annuncio di Macron per il nuovo Comando Militare dedicato allo Spazio e la nascita di un’Arma Aero-Spaziale. “L’inclusione dell’ambito spaziale in quello della difesa, rappresenta un esempio di scelta strategica lungimirante – ha evidenziato Crosetto – che testimonia il desiderio di prendersi uno spazio politico maggiore e che dà atto della strategicità del settore e di come il Paese lo voglia portare avanti”. Restando nell’ambito delle sfide europee, Crosetto ha ricordato come la principale sarà quella riguardante il caccia di sesta generazione, su cui si definirà il futuro dell’industria aeronautica europea. Che si chiami TEMPEST (progetto britannico a cui aderirà la Svezia, forse il Giappone e auspicabilmente anche l’Italia) o FCAS (il caccia franco-tedesco, con partecipazione spagnola) “non sarà una decisione che compete all’industria a cui spetta, invece, sottolineare che questo è il tempo di una scelta strategica, che deve prendere tutto il Paese”.
Successivamente, il Gen Vecciarelli ha ripreso il discorso del riguardante il maggior coinvolgimento “popolare” nelle scelte del comparto difesa con un intervento deciso e ampiamente condivisibile. “Ci vorrebbe la forza di organizzare questi incontri in auditorium pubblici perché, quando è compreso, il mondo della Difesa è affascinante, sia dal punto di vista tecnologico e dell’innovazione, ma anche quello dell’occupazione. La Difesa ha bisogno di una strategia certa, di avere gli stessi mezzi dei nostri alleati, non solo in termini di sistemi d’arma, ma anche nel settore spaziale che va aggredito. In futuro, sarà fondamentale la supremazia nell’informazione e nella capacità decisionale, nell’acquisizione e nella capacità di analisi dei “big data”, settori in cui ancora per pochi anni abbiamo la capacità di far bene, seppur in misura inferiore a UK e Francia che hanno investito di più e hanno avviato processi mentali di maggior condivisione con la popolazione, 2 noti dolenti nel caso italiano”. Il CSMD ha rivolto un invito all’industria che “deve fare il salto di qualità e uscire dalla “comfort zone”, poiché a volte si è stati incapaci di accettare il rischio di impresa o ci si è sentiti confortevoli all’interno della negatività del sistema”. “Il rischio - ha concluso Vecciarelli - è che il sistema nazionale collassi a causa di un trend immutato da oltre 20 anni”.
Nel suo intervento l’AD di Leonardo, Profumo, ha ripreso il discorso sul settore spaziale, ricordando che in tale complesso ambito “l’azienda ha già partnership con Thales” e che si tratta di “un campo che va verso un consolidamento e in cui è necessaria una profonda convergenza tra industria, FFAA e governo”. In questo settore, ha evidenziato Profumo, “l’Italia deve capire in quali aree ha capacità da tutelare in ambito europeo”, mentre la Difesa è ancora un settore nazionale e lo resterà a lungo, ma anche in questo caso vanno capite le capacità da difendere, mentre alcune andranno necessariamente abbandonate: se vogliamo essere dappertutto, rischiamo di perdere su tutti i fronti”. Per questo settore, i grandi progetti europei sono fondamentali. “I grandi programmi del futuro o saranno europei, o non saranno”.
Una linea condivisa dall’AD di Fincantieri, che ha affermato come “senza difesa europea, non si va da nessuna parte; c’è bisogno che l’Europa investa dei soldi, ma non a pioggia e in troppi programmi diversi, come fatto in passato. In futuro - ha aggiunto Bono - nessuno avrà capacità di seguire tutte le tecnologie, bisognerà quindi unirsi a livello europeo, non solo nell’ambito spaziale. Purtroppo per ragioni politiche, industriali, della difesa, ci sono stati sprechi e i risultati non sono stati quelli voluti”. Nonostante gli sprechi – ha ricordato – “le grandi aziende sono riuscite comunque a sopravvivere, mentre le PMI soffrono. Bisogna invertire il trend facendo sistema e creando una filiera solida, perché “senza di loro anche le grandi imprese perdono competitività e rischiano di perdere competenze difficilmente riacquistabili in futuro. Bono, inoltre, ha sottolineato che per crescere “le aziende hanno bisogno di clienti esigenti, che vogliano prodotti efficienti, che durino nel tempo e che vengano supportati con qualità durante il loro ciclo di vita”.
I lavori sono stati integrati da 2 interventi del Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, che ha evidenziato come in Europa “non esista molta collaborazione tra UE e NATO, c’è un po’ di diffidenza” Per quanto riguarda l’Italia, “le scelte devono essere di lungo periodo, ma Italia non ha mai detto con chiarezza qual è il suo interesse strategico, forse per paura”. Dal punto di vista della Difesa, “possiamo fare tanto, ma dov’è che si hanno capacità uniche, lì bisogna investire. Un paese cresce se crescono le sue aziende: difesa e aerospazio rappresentano settori strategici decisivi per l'economia nazionale. L’industria della Difesa rappresenta uno dei settori trainanti e maggiormente competitivi dell’economia nazionale e l’impegno per valorizzare questo settore rappresenta una priorità per il governo e per la Difesa in particolare”, nonché nell’obiettivo di tendere “verso una base industriale sempre più solida, moderna ed efficace”. A tal proposito, il Ministro ha ricordato la recente firma del decreto che prevede la redazione del documento contenente la Strategia Industriale e Tecnologica (SIT) della Difesa, “che diverrà parte integrante dell’Atto di indirizzo che apre il ciclo di programmazione strategica del Dicastero. Tale documento, nel tener conto delle esigenze operative delle Forze Armate e delle potenzialità dell’industria, dovrà rappresentare la base su cui orientare le azioni discendenti relative alle politiche industriali della Difesa, anche al fine di orientare i conseguenti investimenti”. Nelle conclusioni, Trenta ha sottolineato che “sui tavoli europei l’Italia deve giocare un ruolo da leader avendo ben chiaro l’orizzonte e la mission che vuole portare avanti. Resta fondamentale la collaborazione con tutti e solo insieme si possono vincere le sfide future”. A tal proposito, potenzialmente interessante il discorso fatto dal Ministro sul futuro caccia europeo, quando ha affermato che “sebbene l’industria e l’Aeronautica abbiano fatto la loro scelta sul TEMPEST, ho chiesto al Ministro della Difesa francese di vedere le carte relative al FCAS” (programma considerato maggiormente europeo/europeista, ndr.). “Ci lamentiamo di non esserci perché non ci vogliono – ha rimarcato – ma io voglio almeno sedermi al tavolo e sentirmelo dire”. Attendiamo con ansia risposta e motivazioni ufficiali.