RIVISTA ITALIANA DIFESA
Europa e industria 16/09/2014 | Pietro Batacchi

Ieri, lunedì 15 settembre, si è svolto presso il CASD un convegno organizzato dall'AIAD dal titolo "Prospettive dell'industria nazionale nella formazione della politica europea della difesa". Il convegno, molto interessante e dal grande successo di pubblico, ha offerto l'occasione, oltre che per "celebrare" ufficialmente l'elezione a nuovo Presidente dell'AIAD dell'ex Sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto, per riflettere su alcune importanti tematiche riguardanti l'industria e la difesa in un momento di grande crisi per tutto il settore. Un crisi che, anche quest'anno, ha visto un taglio in corso d'opera di quasi 700 milioni di euro – 400 milioni per la copertura del provvedimento degli 80 euro più 285 milioni per il rifinanziamento delle missioni all'estero – al bilancio ordinario della Difesa. Il momento è, pertanto, delicato ma non si può tirare ulteriormente la corda visto le notizie che arrivano dal...fronte orientale dove la crisi ucraina sta imponendo una nuova riflessione sulla configurazione degli strumenti militari e sulle spese per la Difesa.

E l'Ucraina è stato un tema più volte toccato negli interventi, così come quello delle spese militari e dell'export di sistemi d'arma. In pratica tutti gli intervenuti sono stati concordi nel sostenere che occorrono strumenti forti per sostenere un comparto vitale per il Paese come quello dell'industria della Difesa, capace di spiccare per i suoi naturali contenuti di alta tecnologia ed innovazione. Ma questo non significa solo nuovi investimenti, ma anche uno snellimento delle procedure burocratiche per ottenere le licenze all'export e la concreta applicazione della legge 185 – temi su cui sia il Segretario Generale degli Esteri, Amb. Michele Valensise, che il Min. Michele Esposito, Direttore dell'Autorià Nazionale della stessa Farnesina, hanno dato ampie rassicurazioni. Ma sugli investimenti c'è stato anche chi, come il Segretario Generale dell'IAD Carlo Festucci, ha ricordato che in tempi non sospetti la sua organizzazione si è fatta promotrice della proposta di togliere gli investimenti per la Difesa dal computo delle spese per il calcolo della fatidica soglia del 3% deficit/PIL. Una proposta innovativa, e largamente condivisibile, ma che cozza inevitabilmente con l'ideologia rigorista che, nonostante tutto, sembre ancora permeare l'UE. E sempre in tema di investimenti vale la pena ricordare che il Segretario Generale del MiSE, Ludovica Agrò, ha dato la notizia che il decreto attuativo della cosidetta "legge navale" è in dirittura d'arrivo e che, presumibilmente, entro la fine dell'anno, si potrebbe andare a contratto.

Il convegno è stato poi chiuso dagli interventi dell'Amministratore Delegato di Finmeccanica Mauro Moretti e del Ministro della Difesa Roberta Pinotti. Moretti, come ci si aspettava, ha ribadito chiaramente alcuni concetti dando una serie di indicazioni, ancorchè generali, molte indicative su quella che sarà la strategia del gruppo che sarà condensata nel nuovo piano industriale. Per prima cosa ha ripetuto, come già aveva fatto a Farnborough, che, in tempi di risorse scarse e limitate, l'Italia deve scegliere cosa fare e che, nella fattispecie, dovrà essere il nuovo Libro Bianco a dare indicazioni chiare e precise in merito. Per quanto riguarda Finmeccanica, ha aggiunto Moretti, si "punterà solo e soltanto sull'alta qualità e tutto il resto sarà tagliato" o dismesso. L'azienda ha bisogno di un rilancio per essere competitiva, ma per il rilancio occorrono scelte anche traumatiche. Interessanti anche i passaggi sul prodotto. Infatti, il nuovo AD di Finmeccanica ha detto che l'azienda da ora in poi si concentrerà "soprattutto sulla fascia alta di sistemi elettronici, radar e avionici", e meno, per esempio, sulle strutture (che, ha precisato Moretti, vengono fattte, per esempio, in Polonia a metà dei costi), e, più in generale, solo su prodotti con 2 requisiti: il potenziale dual use e la commerciabilità. "Se non ci sono questi 2 parametri, evidentemente un prodotto va acquistato fuori". E poi ancora, ha proseguito Moretti, "bisogna rilanciare grandi programmi di cooperazione europei - prendendo atto che la stagione dell'Eurofighter TYPHOON è finita", e che, pertanto, biosgna puntare a nuovi prodotti in campo UAV o nel campo dei jet di nuova generazione - mentre in tema di partecipate non ci si può accontenrare del 25%, quando gli altri sono al 37,5%. E qui il riferimento, che può prestarsi a 2 letture diverse, è evidentemente a MBDA. Ma non poteva mancare neanche un passaggio sulla contrattulaistica dove, ha affermato Moretti, occorre più trasparenza nelle procedure ed un repentino allineamento alla prassi già in vigore all'estero per cui all'atto di firma di un contratto si ottiene un servizio che comprende sviluppo, produzione, manutenzione e supporto. Una volta per tutte e senza tornarci sempre sopra con nuove negoziazioni e aggiunte. Infine, parlando a margine con i giornalisti, l'AD di Finmeccanica ha annunciato che per la cessione di Ansaldo Sts e Ansaldo Breda sono arrivate 4 offerte ufficiali – una della cordata cinese Cnr/Insigma, una della giapponese Hitachi, una di Thales e una degli spagnoli della Caf – e che una decisione in merito verrà presa a ottobre (secondo i tempi già indicati a Farnborough).

Il convengo è stato poi, come si diceva, chiuso dal Ministro della Difesa Pinotti, che, in linea con il carattere assolutamente "scoppiettante" del convegno, ha aperto il suo intervento ricordando che quando si parla di tagli alla Difesa la situazione non è più quella di un anno fa. "L'Ucraina ha cambiato decisamente lo scenario e la NATO ha ufficalmente chiesto ai Paesi membri, seppur in 10 anni, di raggiungere la soglia del 2% delle spese per la Difesa sul PIL". Quindi il tempo dei tagli lineari non può che essere finito. Il Ministro si è poi ricollegato a quanto detto da Moretti, chiarendo che il Libro Bianco farà esattamente le scelte politiche auspicate indicando ciò che può essere fatto e ciò che non può essere fatto. "Anche perchè in passato ci sono stati dei programmi di acquiszione che sono costati troppo e questo l'Italia non se lo può più permettere. E' tempo di stare sul mercato". Più chiari di così.

 

 


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