RIVISTA ITALIANA DIFESA
AIM-260: il dopo-AMRAAM 24/06/2019 | Gabriele Molinelli

 

Numerosi progetti più o meno “neri”, ovvero riservati, erano in corso da anni, e molteplici concetti erano emersi a più riprese in passato. Giustamente si pensava che, nonostante la carenza di notizie e l’apparente immobilità, il lavoro sul rimpiazzo dell’AMRAAM dovesse comunque essere in corso, e ora l’USAF lo ha confermato. Il nuovo missile si chiama AIM-260 Joint Air Tactical Missile e i test in volo cominceranno nel 2021 con l’obiettivo di arrivare ad una Initial Operational Capability nel 2022.

L’ufficiale responsabile dell’Air Force Weapons Program, Generale Anthony Genatempo ha annunciato il nuovo missile in un’intervista il 20 giugno. Nel progetto, avviato (in questa forma, dobbiamo presumere, immaginando parecchi anni di lavoro pregresso sotto altri nomi) 2 anni fa, sono coinvolti non solo USAF e US Navy, ma anche US Army, lasciando presagire la possibilità di un futuro impiego nelle batterie superficie-aria se non anche sui nuovi elicotteri avanzati Future Vertical Lift. Sul fronte industriale, l’ufficiale ha menzionato Lockheed Martin.

Pochissime le informazioni sulle caratteristiche del nuovo missile. Avrà “nuove caratteristiche e capacità per affrontare le moderne minacce” e un raggio d’azione “decisamente” maggiore dell’AMRAAM, pur mantenendo rispetto a questo dimensioni “simili”. Si può ipotizzare che l’AIM-260 cercherà di ridurre gli ingombri dell’AIM-120D, se possibile, per facilitare il trasporto di più armi nelle stive interne.

L’AIM-260, a quanto pare, non impiega propulsione a statoreattore, a differenza del METEOR europeo, quindi la gittata incrementata è stata ottenuta con un diverso approccio.

Sembra anche che il JATM non sia collegato ad un altro programma di armi aria-aria, rivelato 2 anni fa con il  nome Long Range Engegement Weapon. Dell’LREW sembra si stia occupando Raytheon.

Per l’AIM-260 si può ipotizzare un seeker duale: combinare guida radar e IR lo renderebbe molto più difficile da ingannare con le contromisure e ne migliorerebbe la Kill Probability contro bersagli “elusivi”. Il radar sarà quasi certamente un AESA avanzato. Chissà che il missile non abbia residue capacità anche contro bersagli di superficie, come un tempo ipotizzato da programmi di ricerca e sviluppo quali il T3 (Triple Target Terminator, che avrebbe funzionato anche come missile anti-radiazioni).

Le prime piattaforme a ricevere il 260 saranno l’F-22 RAPTOR e l’F-18 SUPER HORNET, seguiti ovviamente dall’F-35. I dettagli del programma d’acquisizione sono ancora da definire, ma si ipotizzano circa 200 missili per lotto, con l’ultimo ordine di AMRAAM piazzato nel FY 2026, quando la produzione del nuovo missile sarà a pieno regime.

Altri programmi aria-aria in corso negli USA sono lo Small Advanced Capabilitis Missile, che dovrebbe essere leggero, super-manovrabile e di dimensioni tali da consentire il trasporto di un gran numero di armi in stiva. Lockheed Martin notoriamente ha mostrato il suo concetto CUDA, per un missile grosso la metà dell’AMRAAM, ad esempio. C’è poi l’ancor più piccola Miniature Self-Defense Munition, che sarebbe di fatto una difesa di tipo Hard Kill pensata per intercettare missili nemici in arrivo. MBDA ha appena presentato un suo concetto analogo al salone di Le Bourget in connessione ai programmi TEMPEST ed FCAS.


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