RIVISTA ITALIANA DIFESA
Roccia, mortai e ferrata: il maggio intenso del 9° Alpini 27/05/2019 | Marco Petrelli

Un maggio particolare e pieno di attività: il personale della Caserma “Pasquali” dell’Aquila, sede del 9° Reggimento Alpini della Brigata TAURINENSE, vive un periodo di intensa preparazione ai molteplici impegni che l’unità è chiamata a sostenere. “Racchetta a 45 gradi, mi raccomando: tutti allineati. No, ora gli sci incrociati sulle spalle”. La preparazione per la ricorrenza del 73° della Repubblica Italiana è già nel vivo, con gli Alpini che sembrano perfettamente inquadrati come quando dovranno sfilare per via dei Fori Imperiali. In realtà si tratta solo di uno dei molteplici impegni che assorbono i circa 1100 militari in servizio al 9°. Strade Sicure rappresenta ancora, infatti, un’attività importante e per la quale l’attenzione degli istruttori è massima. Le penne nere, al momento impegnate a sorvegliare le zone terremotate e altri centri italiani, verranno presto chiamate ad un turno di 180 giorni nella Capitale, contribuendo a vegliarne l’ordine pubblico dall’estate al periodo natalizio. Poco prima dell’alza bandiera, in un’Aquila assonnata e bagnata dalla pioggia, una compagnia ha lasciato la “Pasquali” alla volta del Monte Stabbiata, poligono naturale da decenni teatro di esercitazioni molto realistiche: dall’uso delle armi individuali e di squadra all’orienteering. D’altronde la vastità degli spazi, il verde rigoglioso, gli ostacoli naturali e i frequenti sbalzi climatici ne fanno luogo ideale per testare capacità e resistenza allo stress delle truppe da montagna. La compagnia è su 4 team, ciascuno composto da un tavolettista, un goniometrista, un calcolatore e un radiofonista; a coordinarli il comandante del plotone che, ricevute le coordinate, le comunica al comandante squadra di tiro. “C’è! C’è! C’è! C’è! Pronti al fuoco. Fuoco!” E l’imponente Brandt Thomson MO-120-RT-61 da 120 mm spara… senza sparare. E’ un’esercitazione, molto vicina alla realtà va bene, ma la granata non serve poiché ciò che conta è il rispetto delle procedure e degli ordini impartiti dalla catena di comando. Il “C’è c’è” indica la precisione del puntamento: la manopola sotto il fusto dell’arma rotea fino a “toccare” il punto preciso. Poi, gli Alpini sollevano il pesante simulacro verso la bocca: partisse davvero, il proiettile avrebbe un tiro utile fra gli 8.000 e i 12.000 m con una cadenza stimata di 6-10 colpi al minuto. Procedure tutt’altro che facili da ricordare specie quando stanchezza, stress e freddo iniziano a farsi sentire. Altri team sono al lavoro a Paganica, località simbolo del terremoto 2009 dove una lapide ricorda il contributo delle Forze Armate al ripristino della strada che collega il paese al Santuario della Madonna d’Appari. E proprio qui, fra Paganica e Camarda, nel suggestivo scorcio della montagna abruzzese che incrocia l’edificio sacro del XIII Secolo, dopo una galleria ricavata dalla roccia (niente fari e cemento, un vero e proprio buco), che si erge una parete di alcune decine di metri dove gli Alpini si esercitano… in verticale. Anche in questo caso il livello di preparazione (e di realismo) è alto: si inizia con una parete finta, in palestra, si prosegue sul monte e si guarda più in alto, al Corno Piccolo del Gran Sasso prossima meta per una iniziativa singolare, quanto importante e la cui eco resterà nel tempo. “Non è la prima volta che una croce viene posizionata in vetta: la prima operazione avvenne oltre 30 anni fa ad opera dei Vigili del Fuoco; questa volta sarà però una squadra del Soccorso alpino militare dell’Esercito Italiano che ne poserà una nuova in luogo della precedente. Un’iniziativa che ha uno scopo ben preciso: valorizzare le bellezze naturalistiche del Parco nazionale e consolidare i rapporti di collaborazione e amicizia con le autorità locali e con i VVF, molto impegnati nel corso delle operazioni di soccorso alla popolazione durante il sisma” spiega il Maggiore Careddu, capo dell’Ufficio operazioni, dal quale dipendono tutte le attività del 9°. Scalata del Corno Piccolo compresa. La sezione del Maggiore è una sorta di “Grande Fratello” delle truppe alpine in grado di rendere operativi gli ordini del comandante senza mai perdere di vista la situational awareness. Da grandi schermi è infatti possibile seguire le attività degli alpini, così da essere pronti ad ogni evenienza: non è solo controllare che si lavori bene, ma soprattutto che lo si faccia in sicurezza. Un’ulteriore attività che impegna il reggimento è il poligono, con tiro singolo o in squadra: esercizio fondamentale e non solo per saper sparare. Infatti è qui che si completa la formazione del militare di Strade Sicure, un’operazione importante e motivo di orgoglio per l’Esercito Italiano che, dal 2008, schiera il maggior numero di uomini e donne in situazioni delicate, dai borghi del cratere per prevenire episodi infami di sciacallaggio alle metropoli e ai siti sensibili. Obiettivi nei quali, più che avere una buona mira, fondamentale sono la calma, la lucidità e valutazione della situazione, elementi tenuti in grande considerazione dagli istruttori del 9° Alpini.


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