RIVISTA ITALIANA DIFESA
Tripoli, si continua a combattere 18/04/2019 | Pietro Batacchi e Andrea Mottola

 

Dopo l’attacco indiscriminato condotto 2 giorni fa contro alcune aree residenziali di Tripoli - in particolare il quartiere di Abu Salim, roccaforte della milizia filo-Serraj di Abdul-Ghani Al-Kikli - e la smentita delle forze di Haftar circa la paternità dello stesso, la situazione in Libia continua ad essere di stallo. I successi e la sorpresa iniziali non hanno portato a quel collasso del fronte filo-Serraj che probabilmente il Generale cercava e a partire dall’8 aprile il suo Libyan National Army (LNA) ha subito diversi contrattacchi dalle milizie del Goverment of National Accord (GNA) e dalle Tripoli Protection Forces (TPF). Negli ultimi giorni il confronto è stato caratterizzato da un incremento da ambo le parti dell'uso di attacchi aerei, non limitati alla capitale libica, e da una serie di combattimenti “di posizione” che via via hanno causato una situazione di conflitto d’attrito a bassa intensità. Attualmente il grosso delle truppe del LNA è arroccato a circa 30 km dal centro di Tripoli, nelle aree immediatamente a sud di al-Aziziyah, dove hanno perso il controllo del compound della 4ª Brigata, che avevano conquistato la scorsa settimana e che è stato negli ultimi giorni ripreso dalle milizie del GNA/TPF. Queste ultime, invece, hanno consolidato le proprie posizioni nelle zone di Ain Zara e Tagiura, 2 dei punti di accesso al centro tripolino, nonostante alcuni raid effettuati dall’Aviazione del Generale con caccia MiG-21MF (uno di questi abbattuto da un MANPADS delle milizie filo-Serraj), MiG-23UB e Su-22 ed un elicottero Mi-35. GNA e TPF hanno effettuato a loro volta una trentina di sortite con i propri velivoli L-39ZO ALBATROSS e Mirage F1.ED contro postazioni del LNA a Gharyan (divenuto hub logistico per l’offensiva su Tripoli) e Hon (nell’area di Jufra, altro hub logistico per le operazioni precedentemente condotte nel Fezzan) volte ad interrompere le (troppo) estese linee di rifornimento provenienti da sud e da ovest, nonché una manciata di raid sulla base di al-Watiyah che non pare aver subito particolari danni. Nel frattempo, nel Fezzan controllato dal LNA, alcune decine di militanti del Daesh hanno sferrato alcuni attacchi (i primi dallo scorso dicembre) nei villaggi di Ghadduwah e di Fuqaha, approfittando della scarsa presenza di soldati lasciati a presidiare la zona. Nelle ultime ore, inoltre, le forze del Generale hanno subito un raid da parte della SPF (Southern Protection Force), responsabile per conto del GNA delle azioni militari nella regione di Saba, contro la base aerea di Tamanhint, uno dei principali assetti strategici delle forze del Generale nella regione meridionale. Al momento ci sono scontri in corso e non è ancora chiaro chi abbia controllo dell'aeroporto e in quali condizioni siano la pista e le strutture di controllo e di comunicazione.

Sul fronte diplomatico, intanto, il Regno Unito ha fatto circolare una bozza di risoluzione al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per un cessate il fuoco a Tripoli. Vediamo se verrà formalmente presentata e chi la sosterrà, e se la Russia, o qualcun altro, porrà il veto. Anche l’Italia si sta muovendo molto, soprattutto con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, dopo aver incontrato a Roma il Vice di Serraj, Ahmed Maitig , ed il Ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, ha spedito a Tripoli il Vice Direttore dell’AISE, Gen. Giovanni Caravelli, che ha avuto un colloquio con Serraj ed i vertici del GNA. Ma l’Italia sta monitorando la situazione molto da vicino pure da un punto di vista militare. Un paio di giorni fa, un velivolo radar G500 CAEW dell’Aeronautica Militare era segnalato a largo delle coste libiche, ma ovviamente non va dimenticato neanche il dispositivo aeronavale dell’Operazione MARE SICURO.

Quest’ultimo dovrebbe essere attualmente composto da 6 unità navali, tra cui il cacciatorpediniere FRANCESCO MIMBELLI, il Moto Trasporto Costiero  nave CAPRI, un sottomarino (fondamentale per l’intelligence e la raccolta informativa occulta), una LPD classe SANTI con un'aliquota di fanti di Marina del SAN MARCO, più un altro paio di unità minori. Dettagli più chiari non sono tuttavia disponibili. Nave CAPRI è dislocata nella base di Abu Sitta, nel porto di Tripoli, dove fornisce assistenza e supporto alla Marina ed alla Guardia Costiera libiche. Più in generale il dispositivo di MARE SICURO ha dei compiti molto più robusti, ed incentrati sulla protezione degli interessi nazionali, di quelli della precedente MARE NOSTRUM. Tra questi: protezione delle piattaforme offshore dell’ENI, la raccolta di informazioni, deterrenza e interdizione, e protezione delle unità nazionali eventualmente impegnate nelle operazioni di recupero di naufraghi.


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