RIVISTA ITALIANA DIFESA
Droni e aeroporti: rischi e contromisure 11/04/2019 | Paolo Crippa

 

Quello dei mini e micro droni ad uso civile è un mercato in rapidissima crescita. Per poche centinaia di euro si possono reperire sul mercato dispositivi in grado di volare a velocità sostenute (fino a 250 km/h) e con discrete capacità di carico (fino a 20 kg). L’ampia reperibilità, la versatilità e l’estrema facilità di impiego rendono gli aeromobili a pilotaggio remoto (APR) una tecnologia potenzialmente adatta a finalità criminali o terroristiche, come ha ampiamente dimostrato Daesh. Infatti, all’interno del teatro siriano e nord-iracheno, lo Stato Islamico ha dato prova di saper utilizzare con perizia mini-droni muniti di IED per effettuare attacchi esplosivi, indirizzandoli verso l’obiettivo con rudimentali tecniche di direzionamento. Oggi, sfruttando la tecnologia GPS è invece possibile pre-impostare il tragitto che il drone dovrà compiere, rendendo dunque impossibile identificarne il pilota, che potrebbe trovarsi addirittura a chilometri di distanza. Nell’estate 2018, in occasione dei Mondiali di calcio in Russia, lo stesso Daesh aveva diffuso in rete un video propagandistico in cui si paventava un attacco sistematico alle principali strutture sportive di Mosca, compiuto per mezzo di droni esplosivi. Tuttavia, le modalità d’attacco non si esauriscono semplicemente al trasporto di IED. Tra i diversi profili di rischio, alcuni vedono un APR scaricare su una folla, un’infrastruttura critica o un obiettivo sensibile sostanze chimiche o batteriologiche, nonché compiere operazioni di interferenza elettromagnetica per mezzo di dispositivi di jamming.

Un ulteriore elemento da considerare riguarda certamente la percezione della minaccia, che può rivelarsi pericolosa tanto quanto un attacco cinetico vero e proprio. Si pensi infatti se un drone, di cui non siano note né le intenzioni né le possibilità di offesa, stanziasse immobile al di sopra di una folla. Anche il semplice sospetto che possa potenzialmente costituire un pericolo, potrebbe scatenare comportamenti di isteria collettiva dagli esiti imprevedibili.

Tra i luoghi dove si rilevano maggiormente intrusioni o incidenti che coinvolgono velivoli a pilotaggio remoto di piccole dimensioni ci sono sicuramente gli aeroporti, dove anche solo una parziale penetrazione di un APR all’interno dello spazio aereo può causare enormi disagi, sia in termini materiali che in termini economici. I recenti episodi di Heatrowk, Gatwick, Dublino e Malpensa ne sono un chiaro esempio. Nel caso emblematico di Gatwick, la temporanea chiusura delle attività dello scalo imposta dalle forze dell’ordine ha causato ritardi e rinvii per oltre 140mila passeggeri, generando un danno economico stimato intorno ai 25 milioni di euro. Ad oggi, rimane ancora ignoto il numero dei droni coinvolti nell’azione di disturbo nonché l’identità e le finalità dei piloti.

Tali episodi hanno mostrato in molti casi come i dispositivi di sicurezza siano sostanzialmente impreparati a fronteggiare questa nuova tipologia di minaccia, sia da un punto di vista dottrinale e operativo, che da un punto di vista tecnologico. Partendo dal presupposto che si tratta di un trend in rapida crescita, e che quello che ad oggi è semplicemente una rara eventualità sarà presto una realtà quotidiana, occorre che gli aeroporti, nonché le principali infrastrutture critiche del nostro Paese, inizino un percorso di riflessione per mettere in atto strategie di contrasto specificamente rivolte ai velivoli a pilotaggio remoto. Con l’obiettivo di riunire intorno ad un tavolo i principali stakeholder del settore per discutere le principali problematiche e le possibili soluzioni, il Ce.S.I. - Centro Studi Internazionali - ha organizzato, lo scorso 4 aprile, il convegno “Velivoli a pilotaggio remoto: una nuova tipologia di minaccia per la sicurezza degli aeroporti”. All’evento hanno preso parte Raffaella Marciani, Dirigente ENAC – Direzione regolazione security, Corrado Fantini, Head of Safety di ENAV, il Colonnello Ferrara del III reparto dello Stato Maggiore dell’Aeronautica e Fabio Fanti, rappresentante dell’azienda Robin Radar Systems.

A fronte di uno spazio aereo dove la componente unmanned ricopre un ruolo sempre più importante, compito dell’ENAC, unico ente regolatore dello spazio aereo civile italiano, è quello di garantire la sicurezza adattando gli strumenti di regolazione all’evoluzione dell’aviazione nel suo complesso, analizzando attentamente i rischi e verificando che tutti gli attori del sistema aeronautico adeguino le loro condotte ai requisiti normativi. Tuttavia, come ha sottolineato la dott.ssa Marciani nel corso della discussione, trattandosi lo spazio aereo di un sistema per sua natura proiettato al di fuori dei confini nazionali, è indispensabile che a tutti i livelli, nazionali e sovranazionali, gli atti di regolazione non solo si adeguino all’evoluzione dei profili di rischio, ma seguano un percorso armonico per evitare incongruenze e contrasti. Il ruolo del regolatore pubblico, inoltre, non risiede soltanto nella stesura e supervisione delle norme, ma anche nella promozione della cultura della sicurezza, investendo nella formazione dei piloti e nella corretta informazione, requisiti fondamentali per evitare il verificarsi di incidenti non intenzionali.

Il rischio attualmente più elevato, ha osservato Fantini di ENAV, è rappresentato infatti dalle intrusioni accidentali, mentre non si registrano ad oggi azioni di penetrazione all’interno dello spazio aereo degli aeroporti compiute con finalità criminali. Onde evitare lo sconfinamento da parte dei piloti amatoriali, è importante innanzitutto mettere a disposizione degli utenti una serie di servizi che consenta di operare con sicurezza e in conformità con le norme vigenti. Proprio con questo intento è nato D-flight, la piattaforma ENAV per la registrazione degli APR, che include un pacchetto di servizi integrati a supporto delle attività di pilotaggio da remoto.

A differenza del settore civile, dove nel contrasto ad attività illecite condotte per mezzo di droni si riscontra ancora un sostanziale ritardo, il comparto militare è impegnato da anni nel testare strategie e tecnologie all’avanguardia da impegnare in operazioni C-UAS. Come riportato dal Col. Ferrara, l’attenzione dell’Aeronautica Militare nasce dalla considerazione che presto i mini e micro-droni saranno i protagonisti della parte bassa dello spazio aereo, rivoluzionando completamente il modo di intendere la guerra aerea. Attualmente l’Aeronautica ha ancora in fase di valutazione alcuni sistemi di identificazione e contrasto, da un dispositivo elettro-ottico con radar a scansione 2D a veri e propri attuatori per l’abbattimento dell’aeromobile, cinetici o di jamming. Tuttavia, ha concluso il Colonnello, nonostante si osservino dei progressi, ad oggi l’offerta tecnologica anti-drone disponibile sul mercato risulta ancora generalmente inadeguata a soddisfare le esigenze operative dei militari. A tal proposito, l’azienda olandese Robin Radar Systems, ha presentato il proprio prodotto ELVIRA, sviluppato appositamente per individuare mini e micro droni. Si tratta di un radar compatto e facilmente installabile su ogni tipo di superficie, integrato con un software intuitivo che permette di ridurre al minimo i tempi di allarme in presenza di droni in avvicinamento da qualsiasi direzione, permettendo di reagire in tempi brevissimi.

ELVIRA si distingue per la sua estrema versatilità. Può operare agevolmente anche in condizioni di scarsa visibilità, all’interno di aree urbanizzate, in presenza di ostacoli fissi o in movimento, nonché in condizioni di inquinamento elettromagnetico. Il dispositivo, inoltre, è efficace sia contro singoli aeromobili a pilotaggio remoto, sia contro sciami, siano essi teleguidati o programmati per il volo autonomo senza operatore. Tale radar, con la sua innovativa capacità micro-Doppler, fornisce la necessaria conferma che il bersaglio ha una propulsione meccanica, distinguendolo ad esempio dai volatili di piccola taglia.

Al di là dei requisiti tecnologici e capacitivi di ciascun player coinvolto nel dibattito, ciò che è emerso dall’incontro è stata la fondamentale importanza del dialogo tra enti, privati e istituzioni, siano essi civili o militari. Solo attraverso un continuo scambio di esperienza, informazioni e know-how è possibile approcciarsi omogeneamente ad un tema in rapido divenire, agendo come Sistema-Paese.


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