RIVISTA ITALIANA DIFESA
Gli F-35 alla RED FLAG: un'analisi 28/03/2019 | Gabriele Molinelli

Il 62nd Fighter Squadron della base aerea di Luke, Arizona, ha distaccato 5 dei suoi F-35A sulla base di Nellis, Nevada, per prendere parte alla Red Flag 19-2. Il 62nd è uno degli squadroni addestrativi della flotta F-35A ed ha natura multinazionale: oltre al personale americano, infatti, include il distaccamento italiano e quello norvegese.

Le 2 settimane di partecipazione all'esercitazione complessa hanno dato anche agli istruttori italiani la possibilità di applicare in combattimento (simulato) tutte le capacità della 5ª Generazione.

In particolare agli F-35A è stato affidato per la prima volta il ruolo di assetto SEAD (Suppression of Enemy Air Defenses) dedicato. I 5 F-35A hanno volato 87 sortite in appoggio a 18 missioni complesse, ed hanno eliminato 110 installazioni di missili superficie-aria delle forze avversarie senza subire perdite. L'F-35A è stato l'unico fra i molti velivoli impegnati (F-15C ed E americani, 6 SA sauditi ed F-15 di Singapore; F-16 belgi, olandesi, emiratini ed EA-18G Growler dell'US Navy) a volare il 100% delle sortite pianificate, in particolare garantendo ogni giorno 2 missioni con formazione da 4 velivoli. L'F-35 è specialmente pensato per operare in pacchetti da 4, distribuiti su ampio fronte e connessi via data-link MADL per garantire la massima capacità di scoperta, sorveglianza e neutralizzazione delle minacce.

Oltre al ruolo SEAD, gli F-35A hanno fatto da Battle Manager volanti, sfruttando i loro sensori e la loro stealthness per dirigere l'azione degli altri velivoli. Hanno anche garantito la difesa dall'azione aerea avversaria, in cooperazione con gli F-15. Mediamente, ogni missione ha visto l'eliminazione di 7 minacce SAM e di 5 velivoli avversari.

La Red Flag vede l'impiego di grandissimi numeri di velivoli (oltre 60 in questo caso) di tutti i tipi e le specialità. Nel corso di circa un mese viene attuata una campagna di guerra aerea estremamente realistica e caratterizzata da una forza d'opposizione estremamente capace. Agli Aggressors si aggiungono minacce simulate per replicare il jamming e le capacità sensoristiche e missilistiche di velivoli e batterie contraeree avversarie. Senza dubbio si tratta della più probante esperienza di volo possibile. Per gli istruttori italiani, e tramite loro per l'AMI in generale, questa esperienza è fondamentale per comprendere appieno le capacità del velivolo e le nuove tattiche che rende possibile. Gli F-35 erano fra i primi assetti ad entrare nell'arena e grazie alla bassa osservabilità si portavano bene addentro al campo avversario, rimanendovi fino al termine delle operazioni degli altri pacchetti aerei alleati, sfruttando al massimo la notevole autonomia del velivolo.

L'esercitazione ha rafforzato la collaborazione e il reciproco apprendimento: 2 istruttori italiani e 1 norvegese si sono trovati a volare in formazione con il Maj. Gen. Peter Gersten, Comandante dell'Air Warfare Center, ovvero il reparto che modella la dottrina e le tattiche dell'USAF. Gli istruttori italiani si sono distinti, ricevendo, sia a livello personale sia come parte della componente F-35, il riconoscimento di “Top Performers”.


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