RIVISTA ITALIANA DIFESA
La tecnologia dei seggiolini eiettabili 26/03/2019 | Paolo Quaranta

Nell’istante in cui una grave avaria o un danno irreparabile in combattimento impongono al pilota di abbandonare il velivolo, la sua vita è affidata a un sofisticato sistema il cui progetto non è meno impegnativo e interessante del velivolo stesso: il seggiolino eiettabile. Infatti, nonostante il processo di eiezione duri solo pochi secondi, sono molti i parametri da valutare e studiare per arrivare a realizzare un sistema in grado di salvare il pilota in ogni situazione, evitando anche ferite che potrebbero risultare fatali. Per questo la realizzazione di un moderno seggiolino può richiedere anni di progettazione e sviluppo.

 

L’evoluzione tecnologica: dai primi tentativi ai seggiolini dell’ultima generazione

 

A partire dal 1910 esistono riferimenti storici (ovviamente primitivi e talvolta anche bizzarri) relativamente ai tentativi di fornire ai piloti una possibilità di abbandonare un velivolo ormai ingovernabile. I paracadute, primo dispositivo di sicurezza per il pilota, furono inizialmente osteggiati dagli alti comandi durante la Prima Guerra Mondiale (si temeva che la loro introduzione avrebbe minato la determinazione del pilota nel combattimento, incoraggiando l’abbandono del velivolo per semplice paura), che poi si ricredettero e riconobbero il valore di questo dispositivo, e tanto è vero che i Tedeschi iniziarono, poco prima della fine del conflitto, a distribuirli ai reparti. Avere un paracadute dava sicurezza al pilota, ma non ne garantiva la salvezza: i primi modelli erano ingombranti e poco affidabili. Negli anni successivi diventarono più piccoli e resistenti, richiudibili in appositi involucri e, quindi, più indossabili. Tuttavia anche con un tipo evoluto di paracadute bisognava aprire l’abitacolo, sporgersi per poi lasciarsi cadere ed essere anche fortunati nel non impattare contro gli impennaggi di coda. Cadere in acqua, poi, poteva essere fatale: molti piloti sono morti affogati attorcigliati nel groviglio dei tiranti senza avere il tempo di tagliarli. In seguito, man mano che le prestazioni dei velivoli continuavano ad aumentare, divenne presto evidente l’impossibilità di salvare il pilota con un semplice salto verso l’esterno. Infatti, verso la fine del secondo conflitto mondiale, i progetti erano diventati più sofisticati con significativi incrementi delle velocità e particolari architetture quali propulsori molto vicini all’abitacolo o caratterizzati dalla presenza di eliche in tandem (traenti e spingenti) come nel caso del Do-335. La necessità di un dispositivo radicalmente nuovo per estrarre il pilota in modo sicuro si fece strada nelle menti di alcuni progettisti. Come molte innovazioni tecnologiche del periodo, sono stati i Tedeschi i primi ad occuparsi in modo serio e innovativo di questo settore della sicurezza, e nella fase finale del conflitto nacque il seggiolino eiettabile. Questo sistema fu brevettato in Germania nel 1939 da 4 ingegneri della Junkers, mentre un altro brevetto relativo alla cartuccia esplosiva fu rilasciato a Erich Dietz. Lo studio di un sistema catapultabile fu imposto dagli studi sui motori a getto, che indicarono immediatamente che le velocità sarebbero state così elevate che risultava impossibile per un pilota (magari ferito o con un tettuccio deformato che rimaneva bloccato) salvarsi in modo tradizionale.

 

L'articolo completo è su RID Numero 4 2019


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