RIVISTA ITALIANA DIFESA
F-15EX per l'USAF: un buon affare? 20/03/2019 | Gabriele Molinelli

La Budget Request del Pentagono per l'anno fiscale 2020 contiene diversi sacrifici in termini di riduzioni alle acquisizioni in corso in favore di grandi spese su munizionamento, fondi per manutenzione e supporto e, soprattutto, ricerca e sviluppo di sistemi per la guerra ad alta intensità del futuro. Una decisione in controtendenza è l'acquisto di 8 F-15EX nel 2020, seguiti da 18 ogni anno per gli ulteriori 4 anni di pianificazione inclusi nel budget. Nel 2020 il costo previsto è di un miliardo e 50 milioni, di cui una parte sono costi non-ricorrenti connessi all'avvio della produzione. Complessivamente, il costo stimato per gli 80 velivoli sul quinquennio è di 7,859 miliardi.

L'F-15EX è destinato a rimpiazzare gli F-15C monoposto e D biposto, gli originari “caccia puri”, il più vecchio dei quali risale al 1979. Ne era prevista l'estensione della vita operativa, ma rischi e costi di tale approccio vengono giudicati troppo grandi, tanto da preferire il rimpiazzo. I nuovi F-15EX saranno basati sulla versione avanzata F-15QA per il Qatar, ulteriormente modificata per includere capacità “USAF-only” come suite software 9.1 Operational Flight Program e suite di autoprotezione Eagle Passive Active Warning and Survivability System (EPAWSS). Tutti i velivoli avranno piena capacità multiruolo e saranno biposto, ma a seconda delle missioni andranno in volo anche con pilota singolo.

L'acquisto di velivoli di 4ª Generazione, per quanto migliorata, è sorprendente ed apparentemente in contrasto con quanto fatto finora dall'Aeronautica. Ed infatti, già prima che la Request fosse pubblicata, sia il Segretario dell'Air Force Heather Wilson, sia il Capo di Stato Maggiore, gen. David Goldfein hanno chiarito che la loro richiesta originaria al Pentagono non includeva velivoli di 4ª Generazione. Il Segretario Wilson già in febbraio aveva chiarito che la decisione di procedere con l'F-15 era maturata al Pentagono, non all'interno dell'USAF, cosa che ha generato forti sospetti sul Segretario alla Difesa Patrick Shanahan, che in Boeing ha lavorato per decenni e che Trump chiama “that Boeing guy”.

Goldfein ha ribadito che a livello di capacità operative “l'F-15 non sarà mai un F-35”, ma che l'USAF non si oppone in principio a nuovi velivoli di vecchia generazione, visto che in ogni caso, almeno fino al 2040, i velivoli legacy continueranno ad essere parte importante dell'Aeronautica, considerati i tempi di transizione. Goldfein ha messo in chiaro che per l'USAF sono 2 i requisiti fondamentali: non rallentare l'acquisizione degli F-35; e portare a 72 velivoli l'anno il totale dei caccia in acquisizione, numero chiave per ammodernare la flotta in tempi rapidi.

Il problema, che l'USAF non menziona ma che emerge dai documenti, è che a 72 aerei l'anno non si arriva comunque e che l'acquisizione degli F-35, nonostante le promesse contrarie, viene decisamente danneggiata. Nel 2020 l'USAF richiede 48 F-35A, stesso numero del 2019. Nel 2019, però, grazie all'intervento del Congresso, quel numero è salito a 56. E 54 F-35A all'anno sarebbero dovuti diventare la nuova norma a partire dal 2021. Nel nuovo budget, invece, fino al 2024 si ritorna a 48 F-35A l'anno.

La palla ora passa alle Commissioni Congressuali per la Difesa, che hanno già promesso battaglia su questa ed altre decisioni controverse del Budget. L'USAF sicuramente spera di ottenere nuovamente dei fondi aggiuntivi per l'F-35. Quanto all'F-15EX, posto che i costi ad esso connessi sono ancora proiezioni e stime, la domanda è se valga i soldi che costa. A poco meno di 100 milioni di dollari ad esemplare (includendo i costi non ricorrenti), la sua acquisizione non è più economica di quella dell'F-35A. La promessa è che costerà meno in termini di conversione dei reparti e costo per ora di volo, anche grazie al fatto che potrà usare circa il 70% delle riserve di parti di rispetto già disponibili per la flotta F-15. Bisogna vedere se al Congresso basterà.


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