RIVISTA ITALIANA DIFESA
ISIL, o IS, 2.0 04/09/2014 | Pietro Batacchi

ISIL, o IS (Islamic State), ha dimostrato di essere un’organizzazione dotata di un livello e di una leadership politica autorevole, il cui obbiettivo è il consolidamento e il radicamento del Califfato in Iraq e Siria, e di un livello militare assimilabile ormai a quello di un esercito regolare. Per quanto riguarda il primo aspetto, ed il raggiungimento dell’obbiettivo del radicamento del Califfato, la leadership di Baghdadi è stata molto spregiudicata e lungimirante laddove si è alleata, seppur su un piano tattico, con le tribù sunnite e i baathisti iracheni sfruttando il vasto risentimento per le politiche settarie di Baghdad. Ma questo le ha permesso, di fatto, di ottenere quel travolgente successo in Iraq che è sotto gli occhi di tutti. Invece, sul piano militare, ISIL è oggi a tutti gli effetti una forza para-convenzionale in grado di condurre azioni complesse e sostenerle da un punto di vista logistico. Al di là della determinazione e della compattezza dei suoi ranghi, l’organizzazione può contare su una struttura di comando e controllo strutturata, molto efficiente e ridondante, che dà ampia autonomia alle unità territoriali, ma che è anche capace di condurre e coordinare operazioni simultanee. A questo bisogna aggiungere l’estesa infrastruttura di supporto e logistica nell’Iraq occidentale e nel nord e nell’est della Siria. Un'area semi-santuarizzata grande quanto il Belgio grazie alla quale ISIL può ri/raggrupparsi e distribuire in profondità tutto il proprio dispositivo alimentando con continuità e sicurezza le prime linee. In particolare il gruppo ha ormai preso il controllo di quasi tutto il nord e l'est della Siria, dove nelle prime 2 settimane di agosto ha conquistato la base che ospitava il Comando della 17ª Divisione dell'Esercito Siriano nella provincia di Raqqa, la base del 121° Reggimento di Al-Hasakah, la base della 93ª Brigata, sempre nella provincia di Raqqa e, infine, la grande base aerea di Tabqa. L'azione del gruppo si sta ora concentrando contro l'ultimo bastione governativo nell'area, ovvero Deir Ezzor, con la locale base aerea, che proprio in queste ore è sotto attacco da parte degli uomini di Baghdadi che stanno massicciamente impiegando autobombe e veicoli blindati suicidi per aprirsi un varco. Se la base dovesse cadere nelle mani di ISIL, il regime di Assad potrebbbe dire definitivamente addio a questa parte del Paese ed il gruppo consoliderebbe ulteriormente il Califfato siro-iracheno.

 Da un punto di vista militare, ISIL è un’organizzazione irregolare in grado combinare, a seconda delle circostanze, sia tecniche convenzionali, e dunque di manovrare sul terreno come forza di fanteria motorizzata/meccanizzata e di utilizzare il supporto di fuoco dell’artiglieria, sia tecniche asimmetriche quali il mordi e fuggi, l’uso di IED e di attentatori suicidi. In particolare, per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, ISIL da tempo impiega i suicidi, in particolare le autobombe suicide, non solo come mezzo puramente terroristico e contingente, ma anche in maniera sistematica come strumento puramente militare da impiegare per aprire brecce nelle mura di cinta di basi e caserme militari o per attaccare postazioni difensive trincerate. In Siria, per esempio, alcune basi governative sono cadute nelle mani di ISIL dopo settimane di attacchi condotti con veicoli bomba. La dottrina, pertanto, che sta dietro a queste TTPs (Tactics Tecniques and Procedures) è molto ben consolidata ed oliata e lo dimostra il fatto che l’organizzazione è in grado regolarmente di condurre una valutazione delle proprie operazioni sul terreno, dei danni inflitti al nemico e così via  e di analizzare sistematicamente i risultati e poi, altrettanto sistematicamente, pubblicarli sul Web a fini propagandistici per dimostrare la propria efficienza e credibilità. Mai, prima, nessuna organizzazione irregolare era stata in grado di fare questo, con l’eccezione, nel campo avverso sciita, dell’Hezbollah libanese. D’altronde, ISIL ha dimostrato di saper utilizzare in maniera efficace i Media ed i social network per veicolare il proprio marchio, differenziandolo da quello di Al Qaeda, e renderlo appetibile per tutti coloro che vogliono combattere per la causa dell’Islam e per quei potenziali donatori (soprattutto del Golfo) desiderosi di fare un investimento sicuro su un marchio di successo. Ma a tali donazioni, bisogna aggiungere anche il bottino da quasi 500 milioni di dollari ricavato con la conquista di Mosul e le entrate garantite dalle tasse di protezione e passaggio imposte su tutti i territori conquistati in Iraq e Siria, nonché i proventi del traffico illegale del petrolio. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, ISIL controlla siti di stoccaggio, raffinerie ed alcuni pozzi in Iraq, tra cui Najmah, al-Qayyara, Ujayl, Himreen e al-Dujail, e Siria, dai quali, tramite un sistema ancora rudimentale, viene estratto il petrolio da avviare poi al mercato nero. Secondo le stime più attendibili questo sistema garantirebbe almeno 2-4 milioni di dollari al giorno.

Nel complesso, l’assieme di entrate permette al gruppo di finanziare le proprie attività e di mantenere la propria autonomia, e comprare ingenti quantitativi di armi ma, soprattutto, di pagare regolarmente i miliziani o, quanto meno, quelli meno motivati ideologicamente. Non è un caso che in pochi mesi i ranghi del gruppo siano cresciuti a dismisura, tanto che questi oggi dovrebbero superare tranquillamente le 50.000 unità, e che, l’aspetto più preoccupante, questi siano alimentati anche da personale militare professionale proveniente sia dall’ex Esercito di Saddam che da altri Eserciti.

Per quanto riguarda l’equipaggiamento, peraltro, non ci sono neanche troppi problemi di approvvigionamento considerando le razzie fatte nelle caserme dell’Esercito di Assad e l’imponente arsenale catturato all’Esercito iracheno, di fornitura per la gran parte americana, in ritirata dopo la conquista di Mosul. Volendo fare una stima, ISIL ad oggi disporrebbe di un parco mezzi pesanti che la assimilerebbe a tutti gli effetti ad un esercito convenzionale. Stiamo infatti parlando di non meno di 150 carri da battaglia, per la gran parte T-55, ma anche qualche T-72 ed alcuni M1A1 ABRAMS, 700 veicoli tattici HUMVEE, una parte dei quali in versione up-armored, qualche centinaio di blindati BMP, BTR ed M113, più alcuni veicoli super protetti antimina di tipo MRAP che gli Americani avevano fornito all’Iraq. A questi bisogna aggiungere decine di pezzi di artiglieria (D-30, M-46 ecc.), lanciarazzi multipli GRAD e derivati, sistemi anticarro ed antiaeri spalleggiabili di vario tipo e di produzione sia russa che americana. A dispetto di quanto emerso dai report usciti finora – ovvero che tutte queste armi sarebbero sostanzialmente inutili nelle mani dei miliziani considerando la loro preferenza per i veloci e semplici pickup – ISIL sta, invece, utilizzando a pieno regime tutto ciò che è disponibile. L’artiglieria, infatti, è utile per martellare le postazioni delle forze di sicurezza irachene e curde, e contro gli assembramenti di forze, così come i carri che vengono impiegati come semoventi per il supporto delle unità sul terreno, o i veicoli MRAP che, grazie alla loro livello di protezione, sono all’occorrenza utilizzati per avvicinar ed attaccare i check point. In diversi casi è stato documentato anche l’impiego degli APC BMP come blindati suicidi per aprire brecce nelle difese di basi e caserme permettendo una detonazione certa all’impatto. In generale, ISIL ha mostrato di saper impiegare tutti questi sistemi anche in maniera convenzionale manovrandoli sul terreno, raggruppandoli e usandoli a massa.

Per questa ragione solo grazie ai raid americani è stato possibile riconquistare la diga di Mosul ed evitare l’attacco alla capitale del Kurdistan iracheno Erbil. Chiaramente, una volta iniziati i raid americani, diretti soprattutto contro l’armamento pesante, ISIL è tornata a riaffidarsi maggiormente alle tattiche asimmetriche limitando al massimo il dispiegamento e l’utilizzo dei mezzi e degli equipaggiamenti più convenzionali.

Nel complesso, dunque, ISIL sta dimostrando di essere un’organizzazione politico-militare molto flessibile in grado di adattarsi alla situazione sul campo e motivata a sfruttare l’onda lunga del proprio successo per consolidare e radicare il Califfato siro-iracheno.

 

 


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