RIVISTA ITALIANA DIFESA
La Marina di Singapore 04/03/2019 | Michele Cosentino

Realtà geograficamente e culturalmente lontana dall’Europa e dal Mediterraneo, ma assai importante per gli equilibri geopolitici di tutto il globo, Singapore ha visto crescere nel tempo la sua valenza negli scenari geostrategici locali e internazionali, a dispetto delle sue dimensioni e della sua demografia (2). Al momento della sua indipendenza, acquisita nel 1965, non vi erano dubbi per i governanti di Singapore di dover conferire priorità alle esigenze legate alla tutela della sicurezza e difesa, indissolubilmente legate al mare. All’epoca, la piccola città-Stato era inserita in un difficile contesto di sicurezza: elevato era il rischio di deterioramento nelle relazioni con la vicina Malesia, da cui Singapore si era distaccata proprio per diventare indipendente, mentre l’altro Stato vicino, l’Indonesia, era in una condizione di profondo travaglio politico interno. Inoltre, con l’escalation del conflitto vietnamita, sussistevano grosse preoccupazioni che l’ideologia comunista si propagasse pericolosamente in tutta l’Asia sudorientale. Al momento della sua costituzione, la Marina di Singapore poteva fare affidamento su 3 pattugliatori, di cui solo 2 in grado di prendere il mare; di fronte alla palese minaccia espressa dalla Marina Indonesiana - all’epoca, la più consistente della regione, con una cospicua flotta di superficie e una forza subacquea comprendente 12 sommergibili classe Whiskey - Singapore dovette rivolgersi altrove per salvaguardare la propria integrità territoriale e la sicurezza marittima. Tuttavia, la città-Stato riuscì a compiere il suo “miracolo economico”, con livelli di crescita tali da permettere l’assegnazione graduale di risorse ragionevoli ai bilanci militari e garantire una stretta sinergia fra sviluppo e investimenti militari.

 

L'articolo completo è su RID Numero 3 2019


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